Dopo anni di “invidia/odio” musicale verso i giapponesi a causa delle bonus track contenute nei loro cd, questa volta le cose cambiano drasticamente. Per merito dell'etichetta nipponica dei
Secret Sphere possiamo apprezzare questo lavoro, in principio destinato al solo mercato del sol levante. L'idea è nata in Giappone, ma l'occasione è stata talmente propizia che la Scarlet Records non se l'è fatta scappare ed ecco qui un album “quasi” nuovo per il sestetto.
Siamo di fronte ad un lavoro che ai suoi tempi lasciò il segno sia nella discografia della band alessandrina, che nel cuore dei fan del power metal tricolore. In effetti, insieme a pochi altri “eletti”,
“A Time Never Come” viene considerato come una pietra miliare di questo genere. Com’è normale che sia, i suoni vengono ammodernati, rinfrescati e per quanto possibile migliorati.
L'intro
“Gate of Wisdom” ci introduce alla prima canzone,
“Legend”, che pur non discostandosi molto dalla versione originale (grazie al cantato più in linea per il genere musicale) fa subito presa.
Qualche cosa sparisce, come il sax in
“Emotions” e qualcosa si aggiunge, come una presenza più marcata della voce, sia in primo piano che nei cori, ed una serie di orchestrazioni decisamente più cupe (soprattutto in canzoni come
“Dr. Faustus” ed
“Oblivion”).
L'apice si raggiunge con
“The Mystery Of Love”, assolutamente splendida in questa versione, addirittura migliore dell'originale. In ogni canzone si possono cogliere diverse sfaccettature, che pur senza perdere il filo conduttore hanno il potere di rendere i vari brani quasi come nuove composizioni, anziché copie rielaborate. Nulla da eccepire al lavoro fatto nel 2001 da una band di tutto rispetto, ma oggi ci troviamo di fronte ad una band collaudata dove i membri in line-up sono quanto di meglio si trovi nel panorama power (e non solo). Pennazzato è uno dei migliori drummer in circolazione (alla sua ultima esibizione dietro le pelli con questa band), Agate è ancora presente, ma solo dietro le quinte, con una maggiore esperienza alla quale attingere. Pastorino sostituisce più che degnamente il predecessore Paco, aggiungendo una voce di prim'ordine ai cori, ma è con Luppi che si fa sempre un passo avanti e questo è accaduto praticamente a tutte le band in cui ha militato. Praticamente perfetto per queste sonorità, prende in mano le canzoni insieme ad Aldo, rispolverando, arrangiando e modellando le composizioni per far risplendere ancora una volta questo mitico cd.
Della serie: non si toccano i “capolavori”, ed invece...L’ultimo cameo è costituito dalla rielaborazione della copertina, con una di splendida fattura ricca di significati, che di certo non passerà inosservata sugli scaffali.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?