Dall’Ungheria la Hammerheart pesca questo quartetto dedito a percorsi musicali in bilico tra le scariche elettriche dei The gathering e i passaggi più rilassati e visionari rimandanti ai Pink Floyd, per dare alle stampe il debut album “Storm Before Silence”.
L’impasto sonoro che emerge da questo lavoro, tanto pulito a livello di produzione quanto impersonale a livello di contenuti, comunica, o quantomeno ci prova, passione, calore, distensione, caleidoscopici intrecci notturni di colori e relax totale, ma rischia spesso di sfociare nella sonnolenza e nella noia.
A portare alla sufficienza il disco però ci pensa l’eterea e superbamente sensuale voce di Kyrah, autentica dominatrice delle scena, che ondeggia e disegna sottilissimi ricami melodici, sulla scia della divina Anneke.
Canzoni quali “LSD” o “Arizona” si discostano leggermente dal resto del disco, che con “Black” e “Gods Of Egypt” ripiomba nell’assoluta devozione ai padri spirituali sopraelencati. Intendiamoci, “Storm Before Silence” non presenta cadute di tono rilevanti e ogni singola traccia si lascia ascoltare senza vergogna, ma purtroppo aleggia sempre una strana sensazione di incompletezza (per non dire inconcludenza) che impedisce una reale assimilazione delle song, che di conseguenza non lasciano nulla alla fine dell’ascolto.
I mezzi per poter migliorare ci sono, speriamo che in futuro i Sunseth Spheres possano dire la loro.
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