Sebbene l'etichetta
"Avantgarde Black Metal" spesso nasconda le peggiori porcherie, essa non smette mai di suscitare nel sottoscritto un magnetismo fortissimo, inducendomi ad ascoltare tutto quello che possa, in un modo o nell'altro, rientrare nella categoria.
Proprio questo ragionamento mi ha spinto ad accaparrarmi (oddio, non che ci fosse la fila!) la recensione di
"Arktos", secondo full lenght album per i londinesi
Ebonillumini, anche se della band, lo ammetto candidamente, non avessi sentito mai parlare.
Prima di ascoltare l'album, quindi, mi sono documentato sul gruppo, venendo a scoprire che:
a) il fondatore, nel 2008, è stato
James Tait, mente degli
The Meads of Asphodel, band che in quanto a stramberia non è seconda a nessuno
b) la band si avvale di
Christina Poupoutsi, una gentil donzella, per le vocals.
Dopo aver "studiato", ho dunque affrontato l'ascolto di un album piuttosto lungo, oltre un'ora di musica, piuttosto complesso, strutturato come è in maniera progressive senza una vera e propria forma canzone, e piuttosto duro da digerire vista la molteplicità delle influenze che in esso si possono riscontrare.
Da un lato gli
Ebonillumini, particolari sin dal monicker, hanno una forte componente estrema, sebbene sia difficile classificarla solo come black, dall'altra evidenziano interesse per le strutture simil-jazz e per le partiture neo classiche quando creano le loro composizioni, amalgamando il tutto in un suono, come ho già ricordato, dal taglio progressivo e nel quale è la voce, in clean, di Christina ad essere la vera protagonista grazie ad una interpretazione variopinta quasi da cabaret alla quale, quando il contesto lo richiede, viene in supporto la voce distorta di James.
Per darvi punti di riferimento, posso dire che
"Arktos" risente di influenze che vanno dai già citati
The Meads of Asphodel (ovvio) fino agli
In The Woods, passando per gente tipo
Akphaezya e lambendo lidi quasi pop e comunque commerciali, sebbene, in generale, la proposta rimanga estrema e, dunque, ostica.
Quale il mio giudizio?
Difficile essere unilaterale.
Certamente lo sforzo compositivo è notevole e certamente alcune idee sono di livello, soprattutto in chiave melodica, ma, con altrettanta sicurezza, è evidente che spesso il gruppo si perda in traiettorie troppo "storte" per essere apprezzate fino in fondo e davvero troppo esasperanti nel loro schizofrenia, rendendo l'ascolto di tutto l'album davvero faticoso e, a volte, addirittura fastidioso.
Quindi, se vi piacciono le proposte fuori standard, se vi piace l'avantgarde (qualunque cosa voglia dire), mettetevi pure in cammino con gli
Ebonillumini alla scoperta dei misteri e delle leggende sparse in vari punti del mondo e narrate nei testi, per completare con il gruppo inglese il viaggio spirituale già iniziato con il lavoro precedente.
In tutti gli altri casi, evitate accuratamente questo disco.