Ragionando in maniera figurata, immaginiamo di dover stendere al suolo, di dover abbattere un ascoltatore di death metal con la forza fisica della musica. Possiamo gettargli addosso una coperta poi riempirlo di una marea di colpi impossibili da distinguere che arrivano da ogni dove, usando quella tecnica che dalle mie parti è chiamata "quartàsa". Possiamo metterlo al tappeto con gli insegnamenti del
Maestro Pai Mei, ovvero con classe, con mosse ragionate, precise, capriole eleganti ed efficaci. Possiamo vincere per KO prendendolo a cazzotti in maniera tradizionale ed ignorante ma con un alto tasso di rendimento garantito. Possiamo infine mescolare calci e pugni da indirizzare verso il bersaglio con intelligenza ed una sana dose di violenza. Proprio quest'ultimo metodo è quello usato dai
Demiurgon per assalire l'ascoltatore e fargli del male: utilizzo ragionato dei riff, buona dose di tecnica ed un songwriting superiore.
Ora facciamo che lo spirito di
Pat Morita abbandoni il mio corpo e parliamo in maniera più precisa di questo esordio discografico. Haaaaai!
Above The Unworthy è il primo disco della band emiliana, formatasi recentissimamente (2014) ma con una comprovata esperienza alle spalle, essendo nata dalle ceneri degli
Heatred (molto valido il loro
The Bleeding Architecture, 2011) e potendo contare su componenti di altre ottime band della zona, come i blacksters
Darkend ed i technical death metallers
Unbirth. Il quintetto è riuscito a creare 10 canzoni fatte di un death metal ispirato a diverse band ma non riconducibile in maniera diretta ad alcuna formazione in particolare. Troviamo infatti spunti di
Hate Eternal, porzioni più tecniche che possono richiamare i
Decapitated, leggerissime ombre di
Behemoth e
Nile, rallentamenti e senso claustrofobico mutuato dagli
Immolation ed una certa dose di "violenta modernità" di scuola italiana,
Hour of Penance (of course). Questi elementi vengono mescolati riuscendo a dare una direzione alle canzoni presenti sul disco, e se da un lato l'opener
Rex Mundi mette subito le cose in chiaro offrendo un'adeguata presentazione, ecco che
Chastisement of Innocence diventa più oscura ed introspettiva mentre successivamente, con
Apogee of a Collapsing Humanity, viene dato largo spazio a bordate dirette e taglienti, con
Defective Perception subiamo una bastonata multiritmica ed assassina per poi tornare ad una calibrazione perfetta degli ingredienti nella fase finale, con la bella e completa
The Shapeless Almighty. Il songwriting è sempre brillante, mai confusionario, la band dimostra di avere le idee chiare grazie alla grande importanza che attribuisce ai riff che sono sempre ispirati, anzi, spesso è canzone a ruotargli magnificamente intorno.
Non ho parlato di nessun musicista in modo esclusivo visto che non spicca nessuno in particolare, non per demeriti, ma è proprio l'unione e l'equilibrio delle loro ottime capacità ad essere la marcia in più di un disco che può anche contare su ottimi suoni, "colpa" del solito impeccabile
Stefano Morabito.
Difetti non ne trovo, solo qualche brano è meno ispirato di altri e si siede un pochino giocando di mestiere, ma è un'inezia. Assieme ai bellissimi lavori di
Ad Nauseam e
Sikening, questo esordio dei
Demiurgon è tra le uscite migliori in campo death nostrano di questo 2015.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?