Confesso di essermi un po’ “preoccupato”, quando il collega Quero, che stimo e di cui condivido spesso le opinioni, aveva bollato come eccessivamente “giovanilistico” “We don't belong”, secondo album degli svedesi dalle “belle speranze”
degreed.
Personalmente trovavo quel disco piuttosto gradevole e fresco e le sue valutazioni mi avevano fatto riflettere … non è che per caso stavo trasformandomi in uno di quei “maturi signori” che per sembrare sempre giovani e spigliati si rendono ridicoli con atteggiamenti da
teenagers e tentano in ogni modo di restare “al passo con i tempi” anche nei gusti musicali?
Dopo scrupolosa analisi, corroborata dall’ascolto attento di questo nuovo “Dead but nor forgotten”, concludo che la proposta di questi scaltri scandinavi mi piace proprio, così come apprezzo il loro tentativo di “svecchiare” un genere forse un po’ troppo rigoroso.
Il prodotto non è sempre perfettamente “equilibrato” e talvolta la fusione tra la tradizione dell’
hard melodico nordico e i modernismi
alternative è sbilanciata e leggermente stucchevole, eppure è anche necessario sottolineare quanto il gruppo sia capace di scrivere e interpretate belle canzoni e di rendersi potenzialmente appetibile a un pubblico ampio e generazionalmente diversificato.
Con la solita approssimazione che contraddistingue queste forme comparative di tipo giornalistico, potremmo parlare di un
cocktail di Treat, Europe e Stage Dolls,
shakerato con spruzzate di The Rasmus e 30 Seconds To Mars e dosato in maniera da far risaltare ora il suo gusto “classico” e ora e il suo aroma più “attualizzato”.
Personalmente, anche per ineluttabili motivi anagrafici, prediligo la prima delle due soluzioni, ma in assoluto credo che la
band dovrebbe puntare a una maggiore amalgama del suggestivo
mix e che il raggiungimento di tale coesione potrebbe condurli a risultati artistici di valore superiore.
Allo stato attuale, se vi piace il
metal sofisticato di stampo nordeuropeo, non penso denigrerete la vitalità di “The scam”, “Kill your darlings” e “Forgive you”, ai
fans dell’
AOR frizzante consiglio la delizia “Shame on me”, “Better safe than sorry”, “Start again” e “Turn around don't back down”, mentre gli estimatori del
radio-rock alternativo contemporaneo potranno trovare motivi d’interesse in “Face the fact”, “Love me love me not” e “Drama”.
Insomma, al netto di qualche squilibrio e di un pizzico di diffuso manierismo, anche se avete qualche anno sul groppone e non avete mai pensato a un tatuaggio, a un
piercing o a un trapianto tricologico, questo lavoro dei degreed potrebbe fare al caso vostro.
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