Copertina 5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:43 min.
Etichetta:Battlegod Productions

Tracklist

  1. EFFIGY
  2. FINAL GENOCIDE
  3. MIRROR MAN
  4. MIND OF RAGE
  5. SHADOWS OF FEAR
  6. CROSS TO BEAR
  7. BLACK MOURNING
  8. FADING THOUGHTS
  9. ANATOMY OF PAIN

Line up

  • Anders Moen: vocals, guitars
  • Ronny Hansen: guitars
  • Morten Steen: bass
  • Jan Roger Halvorsen: drums

Voto medio utenti

Immaginate di avere il potere di poter accedere agli archivi privati di qualche band famosa, nella fattispecie i Testament e i Machine Head e di poter rubare le registrazioni di brani scartati e mai finiti sugli album ufficiali. Immaginate poi di poter dare questi brani in pasto ad una giovane ed affamata band a cui, però, piace giocare con riffettoni stoppati e brackdown. Trovate un’etichetta vogliosa di pubblicare un album fotocopia che non vale un tubo ed ecco che come per magia arriva sugli scaffali dei dischi “With this fists”, secondo album in studio dei Forgery.

La band norvegese non dimostra grande creatività in questo disco, limitandosi a scimmiottare la band di Flynn e Skolnick, imbastardendo il tutto con una marea di metal moderno, cercando, suppongo, in questo modo di rincorrere un proprio stile e un minimo di originalità. Ovviamente l’obiettivo non è stato minimamente centrato, visto che l’album risulta insulso dalla prima all’ultima canzone. L’uso eccessivo, peraltro, di stoppati e brackdown alla lunga stanca incredibilmente, diventando quasi fastidioso, con questi tu-turutu-tu-turu-tu-tu-turutu-tutu che vi martellano il cervello e vi fanno perdere la pazienza.

Se aggiungete che Anders Moen si limita ad imitare senza personalità lo stile e il timbro di Chuck Billy, inizierete a rendervi conto di quanta pochezza c’è in questo disco. Non vi nascondo che ho avuto non poche difficoltà ad ascoltare tutto l’album di seguito e resistere alla tentazione di premere il tasto stop. Da ciò ne deriva che se dovessi segnalarvi qualche brano che riesce a distinguersi dagli altri sarei ancor più in difficoltà. Il marasma sonoro è talmente amalgamato che alla fine dell’ascolto vi resterà solo un gran mal di testa e l’incubo dei tu-turutu-tu-turu-tu-tu-turutu-tutu.

Dischi così non riesco proprio a capire a chi possano essere diretti. Forse a qualche nuovo ascoltatore che ancora riesce ad esaltarsi con poca roba non avendo grandi paragoni da poter fare, ma se avete anni ed anni di ascolti alle spalle rimarrete sicuramente delusi e cercherete immediatamente qualcosa di meglio con cui ripulirvi le orecchie appena violentate. E visto che il nostro compito è anche quello di evitare di farvi sperperare quei pochi soldi che girano nelle tasche, beh, in questo caso non ho problemi a dirvi di risparmiarli e di utilizzarli per qualcosa di meglio… La Norvegia, negli anni, c’ha abituato a livelli sicuramente superiori rispetto a questo scempio qui…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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