Bah. Alle volte fatico a comprendere le strategie discografiche di talune band.
Prendiamo, ad esempio, i
Krakow: ci troviamo quest’oggi a recensire un
EP composto da quattro pezzi per un gran totale di dodici, striminziti minuti;
EP, si badi, che segue di appena sei mesi l’uscita del
full lenght Amaran.
Già l'artwork di copertina rimanda in modo inequivoco alla release precedente; facendo un minimo di ricerca, si scopre in effetti che le “nuove” composizioni altro non sono se non canzoni che non hanno trovato cittadinanza nella scaletta dell’album.
Anzi: rileggendo la mia recensione del summenzionato
Amaran, mi è altresì tornato in mente (non si può ricordare tutto, nevvero?), che
Genesis, la canzone che dona il titolo al nuovo dischetto, era già presente nella tracklist del vecchio.
Il che, come intuirete, comprime a meno di dieci i minuti di musica inedita qui presenti.
E allora, mi chiedo e mi domando: qual è il senso di tutto ciò?
Non bastassero le perplessità pratiche di cui sopra, eccone altre di natura più squisitamente musicale: questi leftovers (suona meno brutale di “scarti”, ma il concetto è quello) delle sessioni di registrazione presso i
Duper Studio di
Solslottet, infatti, sfoggiano le vesti più ruvide, aggressive e, perché no, sbarazzine della band norvegese, in una sorta d’instabile trait d’union tra
Enslaved,
Voivod e
Isis.
Guarda caso: precisamente quello che mancava ad
Amaran, disco che continuo a trovare una insipida brodaglia di stoner psichedelico, ambient e post rock.
L’inserimento in scaletta di un paio di questi brani -piuttosto omogenei, nessuno spicca sugli altri- non si sarebbe certo rivelato sufficiente a tramutarlo in capolavoro, eppure avrebbe alleggerito l’ascolto, aggiunto dinamica e mordente, infranto l’incrollabile muro di tedio.
Così, invece, stringiamo tra le mani un
full brutto e un
EP inutile. Non un gran affare, temo.
Basandosi sull’esiguità della durata,
Genesis sarebbe il classico prodotto da Senza Voto; da un punto di vista qualitativo, la sufficienza ci potrebbe anche stare; tuttavia la fragorosa futilità del prodotto, unitamente alle (almeno per me) incomprensibili scelte di cui sopra, costano ai
Krakow la seconda insufficienza di fila su queste gloriose pagine virtuali.
Talento e capacità ai Nostri non mancano affatto; auspico pertanto una pronta inversione di rotta. Il prossimo passo discografico, con ogni probabilità, sarà quello decisivo, in un senso o nell’altro.
Mi raccomando…
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