Northwinds … eccolo qui un altro di quei nomi che avrebbe meritato, qualora talento e vocazione fossero veramente elementi di distinzione, un’attenzione ben più ampia di quella ottenuta.
Alla loro scarsa visibilità ha verosimilmente contribuito una storia come
band un po’ “travagliata” e, forse, pure, in barba alla cosiddetta globalizzazione, un’origine geografica non esattamente al “centro” della scena
rock internazionale.
Un vero peccato, perché i transalpini, nella loro ormai cospicua parabola artistica, hanno sempre interpretato in maniera abbastanza personale le tematiche tipiche del
doom, ammantandole di un’ammaliante vena
progressiva capace di riscoprire leggiadri retaggi
folk, tra
riff tenebrosi e coriacei, aperture liquide e suggestioni celtiche.
In questo modo, se la
title-track e “Chimeres” (cantata in madrelingua) rileggono con buongusto e intensità emotiva la lugubre liturgia degli immortali Black Sabbath (Ozzy-
era), “Crossroads” e “From the cradle to the grave”, forniscono l’immagine piuttosto nitida di una
jam-session tra i maestri di Birmingham e gli altrettanto favolosi e seminali Jethro Tull, mentre in “A light for the blind” e “Under your spell” alla blasonata compagnia si aggiungono Deep Purple e Captain Beyond, a completare un quadro ispirativo felicemente e argutamente celebrato e mai sterilmente riprodotto.
Ed è probabilmente proprio in questa seconda opzione stilistica che i nostri ostentano il meglio delle loro qualità espressive, sufficientemente sfaccettate, inoltre, da saper infondere di spettrali barlumi
dark-wave il breve strumentale “No peace at last” e così sapienti da ricordarsi dei
cult-heroes della
NWOBHM Blitzkrieg, omaggiati attraverso una vivace trascrizione della loro “Inferno”.
“Eternal winter” è un disco d’indubbio interesse, che vi consiglio caldamente di non sottovalutare, al pari, del resto, di tutta la discografia dei Northwinds.
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