Torna il thrash senza fronzoli dei Battlecross con questa terza uscita intitolata
"Rise to Power". Un thrash non convenzionale quello della band statunitense, che intride di elementi dall'extreme in un genere già di per sé violento. Dal cantato, definibile come scream, del vocalist
Kyle "Gumby" Gunther, passando per sprazzi melodici presi dal death melodico, all'impressionante drumming di
Alex Bent, gli agguerriti americani non lasciano un secondo di tregua al povero (ma sicuramente soddisfatto) ascoltatore.
Dunque, con questa terza release poco è cambiato nel sound dei
Battlecross, se questo sia un bene od un male sta ad ognuno di voi dirlo, fatto sta che non ci si può lamentare della potenza espressa dal gruppo della città di Warren (Michigan, USA). Una macchina da schiaffi impareggiabile che in poco più di mezzora vi frastornerà senza alcuna pietà. Ma non solo aggressività è presente in
"Rise to Power", anche la tecnica ha la sua fetta di importanza. Già dall'opener
"Scars" si capisce quanto i thrashers siano attenti alle proprie composizioni, dagli assoli ai chorus, dal riffing funambolico a delle pennellate di melodia disposte qua e là lungo lo scorrere del disco. Nella seguente
"Not Your Slave" lo stile della band si avvicina molto ad un metal maggiormente moderno, richiamando nomi come Lamb of God, con sempre una solida base thrash a sostenere l'intero impianto. Una guerra senza sosta quella dei Battlecross, che continua con
"Absence" e
"Spoiled", quest'ultima è uno degli highlight dell'album. Dall'isterica
"The Climb" si viene poi accompagnati nell'unica ipotetica pausa del disco, quella
"Blood & Lies" che dopo solo quaranta secondi ricomincia a picchiare duro per ricordare che genere di full-length stiamo ascoltando. La prossima "sosta" si avrà, in parte, in conclusione di
"Rise to Power", con
"The Path"; non temete però, pochissimo respiro vi verrà concesso in trentacinque minuti.
Poco da dire in calce a questa recensione. Gli amanti del thrash e dell'estremo ameranno questa release dei
Battlecross, che non manca certo di energia e coinvolgimento.
"Not Your Slave"
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