Ogni volta che sta per uscire un disco degli
Stratovarius mi viene l'ansia, ma non quel sentimento bonario di spasmodica attesa per un capolavoro (che credo non potrà arrivare dai finnici, tranne che per miracolo), mi sale la preoccupazione, il timore, l'angoscia di poter inserire nel lettore (o di questi tempi far partire i files) un disco brutto tanto quanto la morte, com'era il funesto
"Stratovarius" del 2005. Quell'album era un delirio, un'accozzaglia di idee senza senso, di canzoni orribili, non fatemici pensare. Per fortuna da
"Polaris" (non di certo un evento soprannaturale, ma sicuramente un passo avanti rispetto al predecessore) la formazione finlandese ha ricominciato a stabilizzarsi, immettendo sul mercato due buoni, se non buonissimi, full-length:
"Elysium" e
"Nemesis".
Ora siamo nel 2015 e sono passati ben dieci anni da quel disgraziato e disastroso
"Stratovarius" (secondo me era talmente brutto che nemmeno un titolo sono riusciti a trovare) e la band degli inossidabili Timo Kotipelto e Jens Johansson riesce di nuovo a pubblicare un disco degno di nota, con qualche sottile differenza in confronto alle due release antecedenti. Questa volta pare, soggettivamente parlando, di avvertire qualche minimo sprazzo di ritorno al passato (anche se a dirla tutta l'ombra di Tolkki è ancora lì, presente, forte, quasi inscindibile dal brand Stratovarius, nonostante i membri rimanenti abbiano cercato un'altra direzione, rimanendo comunque fedeli al proprio sound), di sentire un lievissimo accenno di quella band che ha saputo contribuire in maniera fondamentale alla storia del Power Metal con capolavori come
"Episode" e
"Visions", solo per citarne un paio.
"Eternal", questo il titolo del full-length, si presenta dunque come una sorta di crocevia fra l'ultimo approccio, che ha visto gli
Stratovarius tornare in auge con i passati due dischi, e il tentativo di reimmettere, adagio e senza esagerare, elementi che hanno contraddistinto il loro sound nell'epoca d'oro. Voglio citare alcuni pezzi:
"Few Are Those", che stranamente per ritmo e approccio ricorda la ben più nota "Paradise"; forse la migliore di questa relese, ovvero
"Man In The Mirror", dove si ritrovano gli Stratovarius "passati" con i "presenti" (se tutto l'album avesse raggiunto il livello di questo brano avrebbe raggiunto un punteggio altissimo); l'opener
"My Eternal Dream" che potrebbe essere un estratto rimandabile al periodo fra
"Destiny" e i due
"Elements". Si trovano inoltre brani che si possono accostare maggiormente all'ultimo periodo, come
"Shine In The Dark" che si sarebbe potuto trovare tranquillamente dentro
"Nemesis", così come
"Last Without A Trace", profonda e complessa. Forse la ballad
"Fire In Your Eyes" non raggiunge il risultato sperato, mancano un po' di mordente e sentimento. Punto complicato da discutere è
"Lost Saga", che mi ha messo subito sugli attenti quando ho notato la durata. Le tracce così lunghe vanno sempre valutate in base ai gusti dell'ascoltatore, a chi è attratto dal Power diretto (magari non quello di
"Infinite" o
"Elements" per esempio) questo pezzo può non piacere. "Ecco un paccone indigeribile" ho pensato, invece la traccia scorre bene, con un buon riffing e dei tempi azzeccati.
In conclusione,
"Eternal" è un altro buonissimo prodotto della ditta
Stratovarius (Tolkki caro, dagli un'ascoltata magari, che ti sovviene qualche idea decente) e si potrebbe quasi dire che è persino il migliore della nuova era di Kotipelto&Co. Se amate il Power compratelo, se amate gli Strato compratelo!
Video di "My Eternal Dream"