"Infinite Dissolution", terzo album per gli americani
Locrian ad uscire per la Relapse Records, è, certamente, il lavoro più ambizioso e più sperimentale pubblicato finora dal gruppo di Chicago.
Difficile, infatti, classificarlo in un genere specifico: le correnti musicali che lo percorrono, così come le sue atmosfere, sono varie e anche molto distanti tra di loro.
Prima di tutto
"Infinite Dissolution" punta moltissimo sulle sensazioni di estraniamento e vuoto che riesce a creare e, in questa direzione, è la componente Ambient a risultare protagonista, una protagonista estremamente affascinante, soprattutto per la sua capacità di integrarsi con le partiture industriali che, minacciose, si agitano sullo sfondo sonoro del disco, completando, in tal modo, quella che posso definire la base espressiva dei nostri.
Su questa base, poi, i
Locrian costruiscono tutta la loro musica fatta di pattern progessive black metal, di suggestioni craut-rock, di dilatato post rock (
Godspeed You! Black Emperor), il tutto all'insegna di un suono dal taglio futurista e decisamente spiazzante, rappresentato, a mio modo di vedere, in maniera perfetta dalla copertina di questo lavoro.
Se da un lato gli americani risultano estremi nella loro proposta, grazie alle esplosioni di violenza ed alle voci (rare) che provengono dai più lontani abissi spaziali, dall'altro la loro musica è pacata, atmosferica, quasi cinematografica nella sua capacità di fare da colonna sonora ad un ipotetico viaggio tra le stelle.
I
Locrian sono degli sperimentatori, questo è palese, ma la loro musica non risulta "spocchiosa" ne troppo all'avanguardia poichè non perde mai di vista la dimensione canzone e non rinuncia ad un taglio metal estremo che ho particolarmente gradito.
"Infinite Dissolution", quindi, è un album da ascoltare e da assaporare con calma, tenendo ben presente, tuttavia, che esso potrebbe davvero atterrire per le sue melodie poco umane.
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