L’album omonimo dei
Division Speed non è soltanto un semplice disco musicale, in esso si cela una macchina del tempo che è pronta a trasportarvi nella metà degli anni ottanta quando, specialmente in Europa e in particolare in Germania, fiorivano numerose band, più o meno valide, pronte a suonare il genere metal che imperversava in quegli anni ossia lo speed thrash. Al primo ascolto, per un attimo, ho pensato mi fosse stato assegnato il compito di recensire una ristampa di una di queste band, e in parte non mi sbagliavo visto che il disco in questione contiene diverse tracce prese da demo, split e singoli usciti in precedenza. Però subito dopo ho realizzato che ciò non poteva essere possibile in quanto, dando un’occhiata alla biografia del gruppo, si ricavava che il gruppo si era formato nel 2008!
E allora … ? Continuando l’ascolto del disco, la musica non cambia! E non è un gioco di parole, i
Division Speed suonano per tutto il disco speed thrash metal dei tempi che furono. Praticamente, per loro, il tempo si è fermato in quegli anni e non si è avuta più alcuna evoluzione musicale. Gli ingredienti musicali sono tutti quelli di qui tempi e perfino le contaminazioni hardcore punk presenti in qualche brano, seguono i canoni del crossover con il thrash tipico di quel periodo.
Nel disco sono presenti ben 14 brani per una durata complessiva di poco più di 45 minuti, però 4 tracce provengono dal primo demo del gruppo del 2009, “
Snowstorm over Narvik” proviene da uno split con i tedeschi
Witching Hour, "
Black Wolves" e "
The Iron Wings of Death" provengono da un promo del 2010. Pertanto solo 7 tracce su 14 sono inedite e due di queste sono strumentali di piccola durata e scarso valore musicale.
Da un punto di vista tecnico, il disco è ben suonato e la voce del cantante
Hunter ha una bella timbrica più vicina a quella dei vocalist death, in molti passaggi assomiglia a quella di
Jeff Becerra dei grandi
Possessed.
Dovendo valutare l’album, però, non si può non tener conto della constatazione che il disco suona datato e non aggiunge alcunché agli stilemi dello speed thrash anni ottanta. Persino il logo del gruppo e la grafica della copertina del disco, nonostante sia stata realizzata dal maestro pittore italiano
Paolo Girardi, ricalcano pedissequamente le proposte di quegli anni.
Consiglio l’acquisto di questo disco soltanto agli instancabili affezionati dello speed thrash teutonico degli anni ottanta e a chi si è perso le proposte musicali di quei tempi per giovane età e vuole oggi scoprire quel sound.
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