Davvero niente male questi Scaar, intrepido quartetto statunitense alle prese con gli strumenti fin dal secolo scorso, che ci offre un buon piatto a base di death di estrazione svedese condito, con succulenti aromi thrash in stile Pantera ed altrettanti contorni in stile più hardcore. "The Second Incision" dimostra come il gruppo si trovi perfettamente a suo agio tra ritmiche chitarristiche composte ed affilate e passaggi mai troppo veloci, ad eccezione della parte iniziale di "Spitting Morbid Cancer", con Alex Jonsson che si produce in maniera convincente in un alternarsi tra voci cavernose e passaggi puliti che prendono sempre più piede con lo svolgersi delle canzoni. La pulizia degli strumenti che contraddistingue l'eccellente produzione permette di assaporare in pieno tutte le sfumature sonore che costellano i quasi quaranta minuti del disco e ce valorizzano composizioni quali "Incision" oppure "Holy Swine", mentre tocca alla ipnotica "14 Years of Abuse", guidata dall'ugola del sullodato Alex, impostata su registri quasi grunge, la chiusura del disco. Il rovescio della medaglia è dato dalla mancanza di originalità e di idee veramente originali, che impediscono al disco di strappare più di una buona sufficienza, soprattutto tenendo conto del numero di band che affollano il mercato e che inflazionano il genere. Date una possibilità agli Scaar, potreste trovare di che gioirne.
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