Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2005
Durata:37 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. PRELUDE
  2. THE DARKEST RED
  3. SCARS OF YOUR DISEASE
  4. SCREAMS TURN TO SILENCE
  5. SACRIFICE
  6. PREY
  7. PROCESSION
  8. SUFFER
  9. MY DARK DESIRE
  10. SCAPEGOAT
  11. FOREVER ABANDONED

Line up

  • Mike Williams: vocals
  • Chris Emmons: guitars
  • Steve Kaye: guitars
  • Brian Hodges: bass
  • Brent Masters: drums

Voto medio utenti

Le acque oramai sono rotte da tempo. La New Wave Of Swedish Heavy Metal, con quel suo suono tagliato ed affilato, con quello screaming così infernale e quell'andamento selvaggio, brutale ma in fondo melodico e quella compressione da lasciar impietriti anche i cubi gelatinosi (come? chi? Se mi sto riferendo agli At The Gates o ai primi In Flames o Dark Tranquillity? noooooo... ) si è trasformata, neanche troppo lentamente nella New Wave Of USA Heavy Metal. Una volta in Europa le labels che osavano erano la Peaceville Records, la WAR, l'Earache Records o la Spinefarm Recods, per poi passare solo più tardi alla Nuclear Blast o Century Media. Ora è Roadrunner che sta facendo incetta di bands americane figlie del classico Swedish Sound, solo un pochino più Emo di quello proveniente dal Nord Europa. Gli The Agony Scene (comunque al secondo album e primo su RR) spaccano, e lo fanno come oggi in pochi possono permettersi di farlo o osano farlo. Il sound è tagliato, prepotente, brutale, animalesco ed al contempo melodico. 'The Darkest Red' è un assalto frontale, proprio come lo era stato (ed è ancora tutt'oggi) 'Slaughter Of The Souls', guarda caso degli At The Gates. Ma non è solo il sound ad essere così carico... è anche l'atteggiamento, la rabbia in corpo, la voglia di scarnificare, ma di farlo con gusto e tecnica, con la perizia chirurgica del guitar riffing, con la botta pesta-pesta della sessione ritmica o con la vetriolica voce di Williams, in bilico tra Tompa e Friden, ma capace anche di ottime aperture sul pulito (tecnica usata in maniera intelligente, a servizio della musica e non preponderante nel complesso, evitando di scadere nella banalità Emo). 11 songs racchiuse in 37 minuti, in cui non si può far altro che arrendersi alla grandezza di questi ragazzi americani. Era un pezzo che non sentivo un sound così Gothemburg old stile tirato e lustrato a dovere in chiave moderna. E pensare che qua siamo a Tulsa, in Oklahoma e di fronte non si stagliano le coste danesi. Comprare e contarsi i denti prima di premere play sul lettore cd.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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