Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:38 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records
Distribuzione:Plastic Head / Code 7

Tracklist

  1. MOUTH
  2. SIBILANT CHORUS
  3. RENDING
  4. CHARISMA
  5. VISION AND DELIRIUM
  6. THE CORRIDOR
  7. LIDLESS EYE
  8. CORONATION
  9. AEON

Line up

  • Jonathan Grant Griffin: bass, vocals (lead)
  • Harry Frederick Pearson III: drums, piano, vocals (additional)
  • Matthew Mustain: guitars, vocals (backing)

Voto medio utenti

Dal flyer di presentazione dell'album leggo:
"il disco nasce da esperienze spirituali dirette che riguardano la dissoluzione della ragione e della mente umana, l'illuminazione, la disperazione, l'autodistruzione, la volontà, le esperienze visionarie, la rovina cosmica e le linee di divisione tra l'umanità e la divinità".
Tutta gioia e vita insomma, soprattutto quando fuori ci sono, come questi giorni, 36 gradi... facezie e neuro deliri miei personali a parte, il secondo album dei Lo-Ruhamah, che segue a ben dieci anni di distanza il debut del 2007, parte proprio da un approccio molto spirituale e profondo a materie complesse come quelle citate e, musicalmente, si direziona verso un ibrido di sulfureo death metal, a volte molto vicino al doom, di scuola Necros Christos e Morgion direi, e moderno black metal, alla DeathSpell Omega, dal taglio esoterico che fornisce ad "Anointing" un suono melmoso, oscuro e di impatto che certamente va di pari passo con le intenzioni liriche del lavoro.
L'album, dotato, tra le altre cose, di un artwork bellissimo, nel corso dei suoi 40 minuti scarsi di durata, è in continua alternanza tra death e black, dunque, ma anche tra schizofrenia e momenti più lineari, come se i Lo-Ruhamah volessero risultare, al contempo, avant-guardistici (si può dire?) e tradizionali, innovatori e conservatori, freddi e passionali, in un gioco di contrasti che rende l'ascolto materia tutt'altro che semplice o scontata tanto che, credo, uno stato psichico alterato sia il più indicato per tuffarsi in un album del genere.
Ora, non vi sto certamente dicendo di drogarvi, magari lo fate senza i miei consigli, ma sono sicuro che la puzza di zolfo che trasuda "Anointing", i suoi improvvisi rallentamenti, il suo riffing quasi serpentino, le linee di basso pulsanti e sempre in primo piano, i vocalizzi che spaziano in un ampio spettro che va dallo scream al growl passando per la schizofrenia, vi risulteranno certamente più comprensibili qualora vi calaste in uno stato deviato come quello che il terzetto certamente deve avere sondato per scrivere un'opera del genere.
Ripeto che "Anointing" non è un album immediato poiché non facile: ha bisogno di molti ascolti per essere capito e di molta attenzione per essere apprezzato, tuttavia se si riesce ad entrare in sintonia con queste frequenze, l'ascolto potrebbe essere molto interessante, anche se fuori fa un caldo di merda.
Fateci sapere.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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