Andando a riascoltare il primo e unico album dei
Culprit mi sono accorto che questa mia recensione si era persa nei tortuosi meandri che si sono creati dalle varie incarnazioni della nostra Webzine, e ora la vado a recuperare dalla prima versione di Metal.it, quella che era seguita agli esordi come Holy Metal.
Non che dal 2000 a oggi ci siano state chissà quali novità per i
Culprit che, pur rimaneggiati a livello di line-up, hanno tenuto qualche occasionale concerto e nel 2005 dato alle stampe una compilation di rarità intitolata
"Innocent 'Til Proven Guilty" ma finora non hanno ancora inciso materiale inedito.
[ … La
Hellion Record riesce nell'impresa di soddisfare uno dei miei innumerevoli desideri. Non è che pretendessi troppo, ma la ricerca del vinile
"Guilty As Charged!" continuava a essere infruttuosa, e dovevo accontentarmi di una cigolante TDK, su cui tanti (troppi!!) anni fa mi era stato registrato. Così quando ho visto questa riedizione su CD non me la sono fatta scappare, come non mi lascio sfuggire la possibilità di parlare di una band poco conosciuta ma di gran valore come lo furono gli americani (di Seattle)
Culprit.
Ricordo un altro vinile (questo su di una Sony!) che invidio al suo possessore: la raccolta
"U.S. Metal Vol. II" (Shrapnel 1982) che proponeva tra gli altri The Rods, Exciter e Virgin Steele, ma il brano che mi prese maggiormente fu
"Players" dei
Culprit. E questo pezzo fu riproposto l'anno seguente sull'unico album realizzato dalla band:
"Guilty As Charged!" uscito per la
Shrapnel di Mike Varney, dove i cinque mostravano certamente la loro devozione al metal britannico, Iron Maiden e Judas Priest, ma anche riferimenti a sonorità più Hard Rock e in parte progressive. Le chitarre di
John DeVol e
Kjartan Kristoffersen, il drumming potente di
Bud Burrill ma sopratutto la voce affilata di
Jeff L'Heureux, uniti a un ottimo songrwriting rendono questo album davvero imperdibile.
Peccato che si noti come sia stato recuperato da un vinile e non dai master originali, in più, come bonus, assieme all'album, troviamo tre pezzi tratti da un concerto reunion del 1998, il tutto arricchito da un booklet completo e ben realizzato. Dei nove pezzi
originali la mia preferita rimane
"Players", inizio lento, arpeggiato, con un
L'Heureux bravissimo a interpretare il pezzo e a salire di tono quando poi il brano prende velocità, fino al convulso (e maideniano) finale dominato dalle twin guitars. Se
"Players" ha il compito di chiudere l'album, è la veloce e compatta titletrack ad aprirlo, la seguente
"Ice in the Back" è un pezzo più nella media, ma è introdotta alla grande ancora dalla coppia di chitarristi, che si ripetono poi in fase d'assolo. La marziale e cattiva
"Steel to Blood" e la più tecnica
"I Am" precedono uno dei pezzi meno heavy:
"Ambush" che si snoda sinuosa con dei coretti ammiccanti, anche se termina in crescendo. Bella, ma gli preferisco la seguente
"Tears of Repentance", brano scattante e vivace, nella miglior tradizione del power americano. Apprezzabili anche
"Same to You" e
"Fight Back. Proprio questo brano, assieme a
"Guilty As Charged", è ripresa live dal gruppo riunitosi quasi al completo (manca solo Kristoffersen), l'altra live track è invece una cover di
"Stone Cold Crazy", curiosamente cantata dal drummer
Bud Burrill.
Un gruppo sfortunato, che si sfaldò velocemente non molto tempo dopo aver realizzato l'album, spero che le voci di un rientro, che li vedrebbe partecipare anche al Wacken Open Air si avverino. Tra tanti ritorni, uno spazio lo meritano certamente anche i
Culprit.
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