Quando ho ascoltato “
Battering ram” per la prima volta quasi non credevo alle mie orecchie. Sapevo perfettamente che lo stato di salute dei
Saxon era ottimo, ma non mi sarei aspettato un album di questo livello. Se già il precedente “
Sacrifice” mi aveva colpito per la sua freschezza e la sua spontaneità, qui le cose rischiano addirittura di andare ancora meglio.
Il ventunesimo lavoro in studio per i sassoni è quello della consacrazione definitiva. Scordatevi i mezzi passi falsi di metà carriera, la band ora vola su livelli decisamente più alti e più consoni al suo status di guida dell’intero movimento metal inglese. Se i loro compagni di avventura più famosi sono ormai ancorati a modelli compositivi ridondanti, noiosi e prolissi (sì, avete capito bene, sto parlando proprio della band di
Steve Harris!),
Biff e company, da qualche anno orami, hanno optato invece per uno stile snello e diretto, che spazia senza problemi da episodi più immediati (“
Battering ram”, “
Hard and fast”, “
Stand your ground”), ad altri più epici ed eleganti (“
Queen of hearts”, “
Eye of the storm”, “
To the end”), con il risultato non da poco di riuscire a regalarci album a cui magari mancano le nuove “
Motorcycle man”, “
Heavy metal thunder” o “
Wheels of steel”, ma che convincono appieno.
A dimostrare che i nostri non sono dei rozzi picchiatori ci pensa la raffinata "
Kingdom of the cross", che mi ha ricordato qualcosa dei
Deep Purple del periodo
Morse, specie per il lavoro delle chitarre e per le melodie vocali tipicamente britanniche, mentre con la conclusiva "
Three sheets to the wind… (the drinking song)" si torna a rockeggiare alla grande e si pone il sigillo ad un album per certi versi sorprendente.
Sorprendente per la sua spontaneità e la sua sincerità. Sorprendente per l'ottima produzione ad opera di
Andy Sneap e per quanto i brani scorrono fluidi. Sorprendente per la prova di
Biff, profonda e calda, e per certi versi incredibile (ascoltate gli acuti finali di "
The devil’s footprint" e "
Destroyer" per capire di cosa parlo). Sorprendente perché da una band con 37 anni di carriera alle spalle in fondo in fondo non te l’aspetti un album così valido. Quanti sono i gruppi della loro età che tirano fuori nuovi lavori solo per giustificare l’ennesimo tour mondiale? Beh, i
Saxon, così come gli Accept (ho trovato moltissime similitudini in questa fase delle carriere dei due gruppi), i Motorhead, gli Overkill, gli Slayer, riescono invece ancora a dimostrare anche in studio per quale motivo sono stati così importanti per la nostra amata musica metal. Acquistate senza pensieri "
Battering ram", vi assicuro che saranno soldi ben spesi e non ve ne pentirete…