Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:35 min.
Etichetta:Indipendent

Tracklist

  1. GRENZGÄNGER
  2. DEUS LO VULT
  3. NACHTFLUG
  4. TIDES OF SORROW
  5. GETTYSBURG
  6. KINGDOM OF MY DESIRE
  7. EGOSHOOTER
  8. THORN

Line up

  • Mondragohr: bass, vocals
  • Raziel: drums
  • Raistlin: guitars
  • Gun Hunter: guitars
  • Darzaag: vocals
  • Ramirez: keyboards

Voto medio utenti

Sebbene i tedeschi Fenfire siano in attività dal 1998, "Rubikon", il loro primo e, per ora, unico album di lunga durata è datato 2011 ed arriva alla mia attenzione solo adesso come copia promozionale inviataci dalla band stessa.
Tutto questo ci porta a pensare che il gruppo non abbia avuto molta fortuna con il mercato discografico e che sia ancora alla ricerca di una etichetta che supporti la loro musica, la qual cosa, considerando il valore dell'album, mi sembra davvero molto strana.
"Rubikon", infatti, è un lavoro di buonissima fattura, suonato e prodotto molto bene, ricco di sfumature diverse e sempre dinamico nel suo saper unire anime diverse.
Quali anime?
Immaginate un ideale crocevia tra le armonizzazioni oscure di scuola Dissection, le accelerazioni symphonic thrash care ai migliori Children of Bodom, un riffing di chitarra in qualche modo debitore del King Diamond degli esordi ed una vena orchestrale alla Dimmu Borgir, per avere un quadro piuttosto preciso di come possa suonare questo album.
Dunque, a livello di influenze, i Fenfire si muovono in territori ben precisi e riconoscibili e, per questo, peccano un po' in fase di personalità, ma è anche vero che i loro brani, definibili come una commistione di swedish death metal e black metal, ci mostrano arrangiamenti di classe, solido impegno in fase di songwriting e, soprattutto, una freschezza ed una ricchezza di dettagli (ascoltate i vari contro tempo ad esempio...) che sono in grado di elevarli al di sopra della media delle uscite simili e di farceli ascoltare con piacere e nessun senso di noia.
Con un biglietto da visita di questo tipo, spero che il sestetto trovi la sua strada nel vasto panorama dell'estremo e che, soprattutto, la sua qualità venga riconosciuta da qualche casa discografica che si decida a dare una possibilità a musicisti di talento.
In bocca al lupo!
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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