Sono talmente fiducioso della capacità e della bravura dei
Draconian che nemmeno i quattro anni di silenzio dal bellissimo "
A Rose for the Apocalypse" del 2011 ed il cambio di vocalist con l'ingresso della sudafricana
Heike Langhans (alzi la mano chi la conosceva prima del suo reclutamento da parte degli svedesi) al posto della storica e meravigliosa
Lisa Johansson, presente nei Draconian fin dal primo cd "
Where Lovers Mourn" del 2003, mi hanno fatto tremare per le sorti del nuovissimo "
Sovran", nuovamente edito dalla loro fida ed inossidabile
Napalm Records.
E, come sempre, meraviglia fu.
"Sovran" conferma, per l'ennesima volta, tutto quello che di buono si può dire su
Johan Ericson e compagni, maestri di un doom death pesante ed opprimente quanto elegante e soffuso, con la differenza che in questo nuovo lavoro la componente gothic, rispetto al passato prossimo, è relegata leggermente in secondo piano, conferendo a "Sovran" un aspetto più austero e pesante, molto simile a quello dei primi My Dying Bride, con arrangiamenti e riffs davvero vicini talvolta al funeral doom più nero e malato che solo la voce della nuova entrata Heike riesce a stemperare, donando ai Draconian quell'appeal che certamente non possono avere gli Ahab o Longing for Dawn.
A proposito di Heike, il tanto "temuto" paragone con Lisa praticamente non si pone, la qualità dei brani è talmente alta per tutti i quasi 70 minuti di durata che nessuna cantante di livello professionista avrebbe potuto sfigurare con cotanto materiale su cui esprimersi: oltre a questo, bisogna ammettere che Heike svolge veramente un lavoro eccelso, ritagliandosi - grazie alla concessione degli altri - degli spazi tutti suoi, in cui emerge tutto il suo potenziale. Volendo coglierne a tutti i costi un "difetto", possiamo parlare di carenza di un timbro perfettamente riconoscibile, essendo molto, molto vicina al gorgheggio di
Sharon Den Adel dei Within Temptation, e se questo è il limite massimo che le possiamo imputare...beh, avrete capito tutti.
La tripletta iniziale è da brividi, lascia senza fiato, ogni volta penserete "questa sarà sicuramente la migliore del disco", la prima volta dopo l'opener "
Heavy Lies the Crown", ancora con la seguente "
The Wrecthed Tide" e finalmente con "
Pale Tortured Blue", che ci consegna dei Draconian quasi epici, mistici, tra le dilanianti urla di
Anders Jacobsson ed il crescendo incredibile che vede protagonista Heike.
Il disco potrebbe chiudersi qui, eppure siamo solo ad un terzo e tante cose perlomeno egualmente all'altezza sono ancora a venire: "
Dishearten" è un'entusiasmante cavalcata che poggia sulla sfida delle due voci con un crescendo finale da brividi, incentrato prima sull'alternanza ed infine sulla simultaneità, unendo così le due facce della stessa medaglia, mentre in "
Rivers Between Us" compare
Daniel Anghede degli inglesi Crippled Black Phoenix che con la sua voce calda e profonda regala, per una volta, un duetto tutto "clean" intenso ed emozionante, unendo i tre nel concitato finale.
Un nuovo album meraviglioso, sicuramente più simile a "
Turning Season Within" che al leggermente più elettronico e moderno "
A Rose for the Apocalypse", che non deluderà nessuno, nè i vecchi fan cresciuti con Lisa nè quelli che saranno battezzati all'altare dei Draconian direttamente da Heike.
Una gemma nera che ammanta l'anima di deliziosa malinconia, rendendoci sovrani di noi stessi.