"Scouts On The Borderline Between The Physical And Spiritual World" è materia difficile. Non tanto per la difficoltà di memorizzazione intrinseca alla lunghezza di un titolo di oltre cinquanta caratteri, piuttosto per la totale adimensionalità della proposta duemilaquindici degli austriaci
Our Survival Depends On Us. Ma andiamo per gradi.
La pagina facebook ufficiale rilancia una classificazione al limite del metafisico:
"Intense Spiritual Music", a dire il vero definizione azzeccata se consideriamo i diffusi momenti di riflessione alchemica dell'intro
"Tunes Of Judgement", che si fondono nelle atmosfere riverberanti dell'anima oscura post-sludge-doom di
"My Sons And Daughters". Ma non è finita qui.
Se la matrice sludge sostiene buona parte del minutaggio, la coerenza di stile non può certo definirsi la caratteristica principale di questo disco. Tra millemila cambi d'umore, tra il serio ed il grottesco, spicca l'originalità proprio nei frangenti più easy come
"Let My People Go", che sa identificarsi con uno stile a favore di una seppur minima velleità commerciale.
Ma diciamola tutta: nonostante una frammentazione di fondo, sorprende per inaspettata bontà la lunga
"We Are Children Of The Dawn, lascia spazio ad organi, voci cadenzate, giri melodici tra
Otyg e
Vintersorg, così come spiazzano le acustiche
maideniane della malinconica e conclusiva
"A Sacred Heart", sospesa tra quattro inutili minuti di parlato esplicativi di un
manifesto programmatico (nel quale gli
Our Survival Depends On Us sembrano credere davvero) ed i bit di chiusura di questo lavoro.
Quando dico avant-garde metal in realtà mi riferisco ad un "non-genere", piuttosto ad un modo di intendere la musica, pochi confini, spesso grandi incertezze di risultato e riscontri. Penso ai maestri
Celtic Frost ma anche ad
Ulver,
Arcturus,
Asmégin, ognuno in grado di rappresentare il proprio anticonformismo con una proposta di per sé tanto originale quanto perfettamente riconoscibile.
Migliorato il comparto vocale (solo io riconosco i
C.S.I. di
"Tabula Rasa Elettrificata"?), auguro agli
OSDOU di trovare il loro proprio tratto calligrafico, che possa attrarre più di una chance d'ascolto da parte del metallaro medio intento a ricercare nuove emozioni tra le scaffalature digitali di un store di Periferia 2.0.
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