Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:56 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. ALL THAT REMAINS
  2. THE WELL
  3. RATTLE SHAKE BONE
  4. UNDERNEATH AND DOWN BELOW
  5. WATERFALL
  6. KARMA GO
  7. EVIL THING
  8. ELDORADO
  9. WHITE FEATHER
  10. SUNFLOWER
  11. LAST DOOR

Line up

  • Dario Mollo: guitars
  • Glenn Hughes: vocals
  • Dario Patti: bass, keyboards
  • Riccardo Vruna: drums
  • Andrea Maiellano: additional bass on tracks #3, #4, #6
  • Vladimir Ruzicic Kebac: drums on tracks #7, #9, #11

Voto medio utenti

Cominciamo la disamina con una premessa.
Non ricordo un disco veramente “brutto” in cui sia stato coinvolto Glenn Hughes. La sua voce è tale da impreziosire ogni tipo di composizione e anche nei momenti “bui” e “alterati” della sua storia, l’ex Purple (e molte altre cose …) ha saputo sopperire con uno spiccato carisma a uno stato di forma non esattamente ottimale, supportato dall’enorme devozione che i suoi fedeli estimatori gli hanno da sempre riservato (conosco rockers incorruttibili arrivati ad apprezzare addirittura i KLF, solo per il cameo loro concesso dall’amata “voice of rock” …). Aggiungiamo che è ormai parecchio tempo che Glenn, ormai “ripulito” dai tanti eccessi del passato, ha ripreso a far vibrare al meglio le sue straordinarie corde vocali e ne consegue che è davvero quasi impossibile “criticare” pesantemente un’opera che lo vede parte in causa.
Ciò non toglie che anche in tale situazione ci siano ancora margini di valutazione, ma è chiaro che, a meno d’indesiderati “sconvolgimenti”, la differenza tra un albo di buon livello e un capolavoro (comprese le diverse posizioni intermedie) finisca inevitabilmente per diventare il “nocciolo della questione”.
E qui entrano in gioco altri aspetti, quali le doti strumentali dei suoi partners in crime e la qualità del materiale compositivo ad uso di una laringe tanto pregiata.
Dario Mollo è un grande del rock (per inciso, nemmeno nel suo caso, fin dai favolosi Crossbones, non ho memoria di produzioni discografiche fiacche o deprecabili …) che semplicemente a un certo punto della sua carriera ha deciso di collaborare con cantanti di enorme fama e valore (oltre a Hughes, Tony Martin e Graham Bonnet …) e dare origine a progetti apparentemente “estemporanei” piuttosto che affidarsi a una band “vera e propria”.
Una scelta forse anche opinabile (caratterizzata comunque da una certa “continuità”), che però si è dimostrata vincente dacché Cage e questi Voodoo Hill si sono dimostrati fulgidi esempi di come l’hard-rock “classico” possa essere ancora interpretato con vitalità e vocazione.
Ebbene, nuovamente insieme (e l’impressione è che tale termine oggi assuma una valenza ancora più consistente …) per questo “Waterfall”, Dario e Glenn (con l’aiuto di un manipolo di selezionati sodali) sfornano probabilmente il miglior prodotto della loro condivisa parabola artistica, gravido di tecnica e soprattutto di feeling, talmente denso da puntare risolutamente le zone alte della classifica del godimento cardio-uditivo.
Non sarà facile trovare nell'anno in corso un’altra raccolta di frammenti sonori ispirati da Rainbow, Deep Purple e Led Zeppelin altrettanto efficace e intensa e ancora meno agevole sarà reperire qualcuno in grado di sconfiggere i nostri sullo stesso “terreno” (al momento mi vengono in mente solo gli Europe, ma loro con “War of kings” si sono davvero superati …).
All that remains”, “Sunflower” e “Last door”, con il loro ammaliante tocco Van-Halen-iano, le scansioni sinuose e poderose di “The well” e “Rattle shake bone”, l’ardore enfatico e melodrammatico di “Underneath and down below” e poi ancora il Dirigibile che solca l’Arcobaleno nella title-track, il groove contagioso di “Karma go” e “Evil thing”, a cui si aggiunge quello vaporoso e magnetico di “White feather”, rappresentano momenti musicali di rara forza e messa a fuoco espressiva, per un risultato che non si acquisisce “solo” attraverso la maestria esecutiva o grazie alla nobile reputazione acquisita.
Cercando di essere maggiormente tranchant, come richiesto dai nostri tempi così convulsi e spesso altrettanto dispotici, questo non è solo un altro Cd altamente professionale e curato, “scrupoloso” anche nella sua celebrazione della tradizione … è molto di più … e scoprirlo ascolto dopo ascolto, proprio come ho fatto io, è un’esperienza che mi sento di consigliarvi senza remore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 ott 2015 alle 16:45

ti ringrazio ennio per essere un nostro affezionato lettore... ce ne fossero ;)

Inserito il 23 ott 2015 alle 07:37

Marco, su Glenn mi hai letto nel cuore e nel pensiero. Hai persino citato i KLF e la loro "What time is love", nella quale Glenn fa tremare le pareti con la sua voce. Ho collezionato ogni suo disco e ogni sua apparizione, l'ho adorato alla follia e mi ha fatto incazzare per le sue ultime produzioni frettolose. Sempre costantemente nello stereo da quando ero ragazzo e aspettavo la sua parte nei duetti con Coverdale. Un grande. E ora me lo godo in questo disco, che dalle anticipazioni sembra davvero buono, come confermi nella recensione. Corro all'acquisto!

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