Ennesimo assalto metalcore da Boston, ennesima mattonata in faccia, ennesima tracimazione dei testicoli dalla sacca scrotale.
40 minuti di assalto sonoro a metà tra death, thrash, vocals black e furia hardcore, sempre uguale a se stesso, aggressivo, violento, veloce, noioso, ripetitivo, monolitico. Pensate che il primo sprazzo di melodia lo si ascolta a metà della quinta canzone, “A World To Murder”, grazie ad inserti di clean vocals del singer, il quale per tutto il resto del disco canta con un orco incazzato.
Sia chiaro che formalmente questo disco è impeccabile, ci sono tutti gli elementi per un platter di buon livello, quello che manca è la personalità, è la voglia di osare, che fa di questo “Asylum Of The Human Predator” un compitino perfetto quanto si vuole, ma tremendamente anonimo e senz’anima.
“Godspeed To Your Deathbed” e “Bleeding Me black” sono senz’altro delle grosse mazzate in termini di violenza sonora, ma di bands che suonano duro e picchiano ancora di più, in giro, soprattutto nell’ultima tendenza metalcore, ce ne sono a bizzeffe. Perché dovremmo accordare la nostra preferenza agli Hell Within?
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