Che cosa hanno da spartire degli
hipsters di Brisbane con la storia (e la leggenda …) dell’
Impero Romano? Cosa c’entra il
prog-alternative con la proverbiale vicenda (a quanto sembra ingigantita nel corso dei secoli …) del cavallo
Incitatus, in predicato di essere nominato senatore dal suo proprietario, l'imperatore
Caligola, in segno di disprezzo per le istituzioni del tempo?
Critica politica? Semplice “devozione equina”?
Stabilirlo, in realtà, non è nemmeno così fondamentale, poiché anche in assenza di precise indicazioni, una denominazione particolare come
Caligula’s Horse è riuscita comunque ad attirare la mia curiosità, permettendomi di scoprire le peculiarità di un gruppo che francamente non conoscevo e che invece merita considerazione.
La musica dei nostri riesce, infatti, a far convivere l’aristocrazia del
rock progressivo (Genesis, Yes, …) con le tendenze più recenti e
metalliche del genere (Pain Of Salvation, Porcupine Tree, Leprous …), aggiungendo all'impasto sonico psicotici (e forse in questo possono essere accostati all'indole “instabile” dello spietato
Caligola …) bagliori di alternative (Tool), mitigando il tutto, infine, con un velo di attitudine “mainstream” (primi Muse, Foo Fighters, …).
Il risultato è oltremodo piacevole, soprattutto quando riesce a esprimersi attraverso una distinta tensione espressiva (i sospiri e la catarsi della
title-track, l’inquietudine di “
Marigold”, le sofisticate scansioni armoniche di “
Dragonfly”, la nervosa spigliatezza di “
Turntail” e le atmosfere cangianti di “
Daughter of the mountain”), mentre in qualche episodio, sebbene ben lontano dal dover subire l’onta dello
skip, il programma perde un po’ di profondità, non riuscendo a compensare la mancanza con una spiccata capacità “adescatrice” (“
Firelight”, l’estemporanea digressione acustica “
Undergrowth”), o, nei casi in cui viene maggiormente enfatizzata la componente
prog-metal, a evitare un pizzico di manierismo (“
Rust”).
“
Bloom” è, dunque, un disco piuttosto interessante, che non consente ancora ai suoi autori di occupare un posto d'onore al tavolo dei
Reali (riservato, secondo il mito, proprio allo stallone celebrato nel
monicker della
band) della musica “evoluta”, ma che li fa apprezzare per un’ispirazione artistica nitida e parecchio suggestiva, grazie alla quale potranno, probabilmente molto presto, banchettare senza timori reverenziali al fianco dei “grandi” del settore.