Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:45 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. BLOOM
  2. MARIGOLD
  3. FIRELIGHT
  4. DRAGONFLY
  5. RUST
  6. TURNTAIL
  7. DAUGHTER OF THE MOUNTAIN
  8. UNDERGROWTH

Line up

  • Jim Grey: lead vocals
  • Zac Greensill: guitar, vocals
  • Sam Vallen: guitar
  • Dave Couper: bass, vocals
  • Geoff Irish: drums

Voto medio utenti

Che cosa hanno da spartire degli hipsters di Brisbane con la storia (e la leggenda …) dell’Impero Romano? Cosa c’entra il prog-alternative con la proverbiale vicenda (a quanto sembra ingigantita nel corso dei secoli …) del cavallo Incitatus, in predicato di essere nominato senatore dal suo proprietario, l'imperatore Caligola, in segno di disprezzo per le istituzioni del tempo?
Critica politica? Semplice “devozione equina”?
Stabilirlo, in realtà, non è nemmeno così fondamentale, poiché anche in assenza di precise indicazioni, una denominazione particolare come Caligula’s Horse è riuscita comunque ad attirare la mia curiosità, permettendomi di scoprire le peculiarità di un gruppo che francamente non conoscevo e che invece merita considerazione.
La musica dei nostri riesce, infatti, a far convivere l’aristocrazia del rock progressivo (Genesis, Yes, …) con le tendenze più recenti e metalliche del genere (Pain Of Salvation, Porcupine Tree, Leprous …), aggiungendo all'impasto sonico psicotici (e forse in questo possono essere accostati all'indole “instabile” dello spietato Caligola …) bagliori di alternative (Tool), mitigando il tutto, infine, con un velo di attitudine “mainstream” (primi Muse, Foo Fighters, …).
Il risultato è oltremodo piacevole, soprattutto quando riesce a esprimersi attraverso una distinta tensione espressiva (i sospiri e la catarsi della title-track, l’inquietudine di “Marigold”, le sofisticate scansioni armoniche di “Dragonfly”, la nervosa spigliatezza di “Turntail” e le atmosfere cangianti di “Daughter of the mountain”), mentre in qualche episodio, sebbene ben lontano dal dover subire l’onta dello skip, il programma perde un po’ di profondità, non riuscendo a compensare la mancanza con una spiccata capacità “adescatrice” (“Firelight”, l’estemporanea digressione acustica “Undergrowth”), o, nei casi in cui viene maggiormente enfatizzata la componente prog-metal, a evitare un pizzico di manierismo (“Rust”).
Bloom” è, dunque, un disco piuttosto interessante, che non consente ancora ai suoi autori di occupare un posto d'onore al tavolo dei Reali (riservato, secondo il mito, proprio allo stallone celebrato nel monicker della band) della musica “evoluta”, ma che li fa apprezzare per un’ispirazione artistica nitida e parecchio suggestiva, grazie alla quale potranno, probabilmente molto presto, banchettare senza timori reverenziali al fianco dei “grandi” del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 nov 2015 alle 09:10

questo è un gran disco!!! ps. mi hanno ricordato anche un po' gli Haken,vista la somiglianza vocale...

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