È bene che dica subito una cosa: il lettore medio di Eutk non troverà molto interessante questo cd, anzi non si preoccuperà neanche di andarselo ad ascoltare quando leggerà a quale genere è dedito il gruppo che lo ha realizzato... Io sinceramente non posso dargli torto, perché di solito chi ama il metal (e in generale un po' tutte le sonorità più estreme e pesanti) non è molto attratto da release come questa, che potrebbero quasi esser definite "commerciali". Gli Spitalfield sono in giro da diversi anni (esistono dal 1998...) e hanno all'attivo la pubblicazione di alcuni ep e di un full-lenght intitolato "Remember right now" (2003). Il nuovo "Stop doing bad things" è il classico lavoro che farà la gioia dei teen-ager appassionati di punk-rock "felice" e di alternative rock "da classifica" (quello che va in heavy rotation su Mtv, tanto per intenderci...), ma come ho già detto difficilmente entusiasmerà chi predilige stili meno "easy" e immediati. In realtà non c'è niente di sbagliato nel sound proposto dai quattro ragazzi di Chicago, difatti i loro brani sono ben costruiti e ben suonati (oltre che piuttosto piacevoli da sentire), ma certo non dicono nulla di nuovo e soprattutto non hanno quel qualcosa di speciale che potrebbe farmi evitare di etichettarli come musica "usa e getta". Visto gli ultimi trend mi viene addirittura da pensare che molti di essi potrebbero essere usati per qualche stucchevole pubblicità televisiva, magari di un chewing-gum o di una bevanda energetica (!!), ma quello che è certo è che funzioneranno benissimo nelle radio. Riguardo alle influenze e alle eventuali somiglianze con altre band, beh c'è da dire che il singer Mark Rose e i suoi tre compagni si considerano debitori di gente come Jimmy Eat World, Foo Fighters e The Promise Ring, ma se io dovessi paragonarli a qualcuno il primo nome a venirmi in mente sarebbe senza dubbio quello degli Sugarcult. Non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro a questo punto, se non che di gruppi come gli Spitalfield ce ne sono troppi in giro, e che non se ne può davvero più di ascoltarli...
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