La carriera dei californiani
Intronaut è tutta in salita libera. Avevamo appena digerito il quarto disco (uscito nel 2013) di questa band composta da musicisti di alto spessore, che arriva in novembre un quinto capitolo, intitolato
"The direction of last things" sempre sotto la poliedrica
Century Media Records.
Un dischetto contenente sei brani e una suite, per un totale di quasi cinquanta minuti di ascolto. L'album è stato registrato in soli quattro giorni e la band ha dichiarato poi di aver deciso di adottare un approccio più istintivo alla propria musica, senza fossilizzarsi troppo sul perfezionamento di ogni singola nota. Approccio totalmente riuscito perchè, grazie agli arrangiamenti leggeri, inseriti senza troppi fronzoli che vanno a ricamarsi su riff comunque di portata tecnica interessante è un disco che non annoia, solare e gradevole, sulla scia modulistica musicale di Steven Wilson/Opeth e Mastodon. Certamente non è da considerare così profondo a livello testuale e tematico come fu il precedente "Habitual Levitation (Instilling Words With Tones)" del 2013, ma non è nemmeno del tutto da cestinare. Questa band può permettersi anche di cambiare toni e stendere i muscoli di una quasi decade di attività musicale eccezionale.
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