Terzo album in 13 anni per i
Ghost Machinery, band finlandese che, devo ammettere, giunge alle mie orecchie per la prima volta in questo 2015. Buone le impressioni espresse dal nostro
Ermo all’epoca dei primi due album, con un voto medio di 6,5, un voto che sostanzialmente mi sento di confermare.
Il longevo combo finnico ci regala un dischetto piacevole, fatto di un hard rock moderno e potente, valorizzato da una produzione di buon livello. Ottima la voce, pulita e carismatica, così come le soluzioni chitarristiche, sia a livello di riff che di assoli, anche se questi ultimi risultano alla lunga un filo ripetitivi e votati quasi esclusivamente allo sweep selvaggio. Anche la sezione ritmica non delude, con una prestazione potente e rocciosa.
Insomma, ai nostri non manca nulla per poter fare il definitivo salto di qualità, ma c’è qualcosa che ancora non convince al 100%. Quello che manca è ciò che consente a un disco di passare dallo status di “buono” a quello di “memorabile”, quel qualcosa difficile da spiegare a parole e che, sostanzialmente, risiede nella capacità di scrivere canzoni in grado di resistere all’oblio del tempo e al logorio della vita moderna (cit.). Dunque i Ghost Machinery difficilmente entreranno nella storia del metal, ma se vi capiterà di incontrarli per strada vedrete che un ascolto non farà male. Per quanto mi riguarda promossi senza infamia e senza lode.
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