Questo disco rappresenta il debutto, per la major
Metal Blade Records, della band rivelazione del panorama metalcore
Culture Killer. Analizziamo track by track questo disco per verificarne il valore musicale.
Dopo una piccola intro in stile horror movie parte la prima traccia
“Blindfolded Death” un bel pezzo veloce e dirompente con una musica molto affine al death metal tecnico. Il cantante
Ian Campbell vomita rabbia dal microfono con una voce graffiante e potente al tempo stesso.
Dal secondo brano
“Path of Reflection” invece si cambia registro e i
Culture Killer mostrano subito con quale genere musicale essi hanno più affinità, ossia il metalcore. Il brano è nello stile classico del genere la musica ora è un po’ più lenta e molto più simile all’hardcore, conferma che ci giunge anche dall’uso della voce con doppia timbrica growl e scream tipica del genere e dalle parti più rallentate che si susseguono a quelle più veloci.
La terza traccia
“Exterminate Filth” è anch’essa una traccia prevalentemente hardcore però in essa compare un assolo di chitarra ed è leggermente più veloce della precedente. In ogni caso è un bell’esempio di musica hardcore.
Con la quarta traccia
“Cloaked in Deceit” torna di nuovo il genere death metal a scandire la musica, anche se questo brano è molto più lento rispetto al primo. Ci sono buoni cambi di tempo e anche qui la voce del cantante aggiunge peso alla composizione.
Il quinto brano
“Throes” è uno strano pezzo strumentale, che in partenza è interessante ma poi nel suo sviluppo non dice un granché a livello musicale.
Con
“Justice Through Retaliation” si ritorna ad un suono metalcore con le solite parti rallentate che inframmezzano le parti più veloci, ma non c’è alcuna novità, il brano assomiglia strutturalmente ai precedenti, ma a livello musicale è molto più banale. L’unica parte degna di nota è un inusuale assolo di chitarra sul finale del pezzo.
“(Sub) Stance” è un altro brano metalcore, con un inizio in stile sfida rap, ma nel complesso anch’esso molto simile ai precedenti e non aggiunge nulla a quanto già detto.
“Flesh Empire” è invece un brano molto più interessante con un inizio più orientato al death metal e un finale più hardcore, ricco di cambi di tempo e molto articolato, ben suonato e cantato con tanta rabbia.
Con
“Hellbent” si torna al classico metalcore, ma questa volta il brano risulta scialbo e privo di mordente. È qui giusto per riempire il disco.
La traccia finale
“Inhuman Nature” ha un inizio lento e cadenzato seguito da una strana parte molto lenta e cantata in clean vocals che fa da preludio all’assalto sonoro finale nel quale si fondono diversi generi musicali: dal death, all’hardcore, al metal classico con un bell’assolo di chitarra.
Alcune similitudini della musica dei
Culture Killer si possono riscontrare sicuramente con quella dei connazionali
Hatebreed. In conclusione
"Throes of Mankind" potrebbe piacere molto agli ascoltatori di metalcore o hardcore misto a death metal poiché in fondo è ben suonato e cantato. Però potrebbe risultare un disco superfluo a chi ascolta anche altro in ambito metal poiché i momenti di novità, o più in generale, i momenti esaltanti, sono pochi e circoscritti a pochi brani. A dire il vero mi aspettavo qualcosa in più da questa band tanto osannata dalla
Metal Blade Records.
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