"Kings" è l'altisonante titolo che i norvegesi
Images at Twilight scelgono per il loro debut, un concept album che racconta la storia del mondo prima dell'avvento della razza umana, di un mondo, quindi, dominato da creature extraterresti e da epiche battaglie per la supremazia assoluta.
Per mettere in musica un immaginario del genere, il gruppo si fa interprete di un magniloquente black metal sinfonico nel quale sono le orchestrazioni di
André Aaslie, leader e mente del progetto, le indiscusse protagoniste e regine, dal momento che esse penetrano in profondità nelle trame dei brani segnandone ogni momento ed ogni respiro in maniera immediatamente riconoscibile.
Il magma sonoro risultante è una sorta di incrocio tra le visioni musicali di gruppi come Limbonic Art, Bal Sagoth e Dimmu Borgir, una commistione che ci pone, di fatto, al cospetto di una musica "grandiosa", direi quasi cinematografica ancor prima che orchestrale, ma certamente violenta e gelida, come la splendida copertina sottolinea in modo mirabile.
L'ascolto dell'album, va sottolineato, non è semplice: i pezzi, oltre che arrangiati in maniera meticolosa, sono molto lunghi (anche sopra i quindici minuti), vari ed articolati e capirne ogni sfumatura ed ogni dettaglio richiede impegno e pazienza, anche perchè, come già sottolineato, nonostante i frequenti momenti atmosferici, questo resta un album violentissimo, che vi si abbatterà in faccia con tutta la potenza della sua forza deflagrante, un album, quindi, di certo estremo (lo scream selvaggio di
Bjørn "Narrenschiff" Holter non lascia spazio a dubbi) e quindi di nicchia.
Sostanzialmente
"Kings", e qui prendo in prestito la definizione che ne da Morpheus (ex Limbonic Art) sul sito della
Indie Recordings, è un album di old school symphonic black metal con un tocco moderno che lo rende affascinante e ulteriormente maestoso ed io, seppure non sia particolarmente incline a queste sonorità, mi sento di suggerirne l'ascolto a tutti coloro i quali siano attratti da suoni di questo genere: difficilmente ne resterete delusi.
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