8 album in 23 anni di attività e rimanere una band "underground", è possibile? Pare proprio di sì se parliamo di questo oscuro gruppo austriaco, fautore di un interessante darkwave-metal. L'originalità è il punto di forza di questa band la cui musica ricorda un Nic Cave metallizzato, le atmosfere sono cupe e ci rimandano a qualcosa dei maestri Paradise Lost ma il mood che i Jack Frost sanno creare è qualcosa di unico. Chitarre ribassate e distorte, riff doom mai eccessivamente pesanti ed arpeggi acustici che accompagnano una voce ricca di pathos che pur cantando sembra recitare un lungo sermone e canzoni che trasmettono inquietudine pur nella loro semplicità di fondo. Si passa dall'iniziale "Like Icons We Fall" con un gradevole arpeggio iniziale, alle più sostenute "She Must Come Down" e "Again And Again" con un attacco alla Black Sabbath, a "I am Nothing" il brano probabilmente più duro dell'intero lavoro.
I ritmi sono lenti ma incisivi, le melodie semplici ma potenti anche nella ballad "My Baby Works In A Liqour Store" ove il singer Phred Pfinster da molta enfasi alla sua interpretazione. I testi sono malinconici e deprimenti, parlano degli insuccessi della vita ma lo fanno in maniera distaccata, quasi sognante, siamo lontani dal nichilismo autodustruttivo alla My Dying Bride, ad esempio. Il disco, prodotto da Michelle Darkness frontman degli End Of Green, esce su Gloom Rock Enterprise, la label del gruppo stesso. Band da scoprire.
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