Novembre 2015: l’anno solare e musicale sta per finire e nella tua testa si inizia a formare idealmente la poll di fine anno. Chi mettiamo come disco dell’anno? Gli Amorphis. Chi mettiamo come sorpresa dell’anno? Diamine, è difficile..un sacco di gruppi esordienti o poco più hanno sfornato album di un certo interesse e sorprendenti..come fare a scegliere?
Facile, arrivano i
Fake Heroes dal nulla (o da Pescara, fate vobis) e spazzano ogni dubbio. “
Clouds” è infatti quello che ritengo la miglior sorpresa di questo 2015, perlomeno per il sottoscritto: un album bellissimo, prodotto in maniera certosina da Giampiero Ulacco (già al servizio dei Kingcrow, tra gli altri, suoni meravigliosi) e spudoratamente moderno, affondando chiaramente le proprie radici nel prog ma arricchendolo di sonorità affini al metalcore, al djent e a tratti all’AOR, in particolare per certe aperture più ariose e per la voce cristallina di
Manuel Gatta. Non aspettatevi quindi un prog classico, perché rimarreste spiazzati e probabilmente delusi, quanto una rivisitazione in chiave moderna e personale di un genere che probabilmente ha già dato molto (ma non tutto) di quanto può dare.
Diventa difficile quindi trovargli un’allocazione all’interno di un genere specifico, perché la musica dei Fake Heroes è davvero ricca e variegata, non annoia mai e soprattutto coinvolge: fin dalla fine del primo ascolto è semplicissimo ritrovarsi a canticchiare gli orecchiabili ritornelli, tanto semplici nella struttura quando mellifluamente “adesivi”. Parlo di semplicità ma non di banalità, attenzione, perché la struttura dei brani dei giovani pescaresi è tutto meno che banale, a fronte anche di un tasso tecnico decisamente da non sottovalutare. In particolare la coppia di chitarristi formata dal mastermind
Gianni "Draft Djentleman" Vespasiani e da
Simone del Libeccio arricchisce ogni brano con un assolo di qualità sopraffina, senza sbrodolare come tanti colleghi ma sciorinando una classe e un buon gusto non indifferenti.
Difficile anche fare paragoni per avvicinarli a qualcuno di più conosciuto, perché un sound così eclettico non è semplice da ritrovare all’interno del panorama musicale odierno: il gruppo più “simile” che mi è saltato all’orecchio sono i nostrani Astra, in particolare sul brano “
On The Hill”, dove oltre a quello con i romani mi hanno ricordato alcuni episodi del LaBrie solista, ma echi di gruppi quali TesseracT o, perchè no, l'alternative degli Alter Bridge fanno capolino qua e là.
La componente più impressionante di questo disco rimane comunque la freschezza compositiva che lo caratterizza, risultando dannatamente piacevole all’ascolto ripetuto, grazie a suoni pulitissimi e a brani originali e mai ripetitivi, alternati peraltro molto saggiamente, dimostrando anche in questo aspetto un'attenzione ai dettagli e una maturità non scontate per una band che è solo al suo secondo disco.
Incredibile comunque come un gruppo della qualità e del talento dei
Fake Heroes sia costretto ad auto-pubblicarsi un disco del livello di “
Clouds”, disco che farebbe la gioia di band decisamente più blasonate. Etichette fatevi sotto, perché entro qualche anno potreste trovarvi tra le mani uno dei gruppi più interessanti del panorama italiano, europeo e mondiale. Segnatevi la previsione, stolti.
Quoth the Raven, Nevermore..