Un pugno rock nello stomaco. Il nuovo album dei
Clutch è sicuramente il più duro e aggressivo della loro carriera, nonchè probabilmente il più bello.
Dieci hits memorabili, nel senso che ogni canzone presente possiede qualcosa che la distingue, la caratterizza e si stampa inesorabilmente in testa. L’uno-due iniziale è micidiale: “
X-ray vision” cattiva e urgente, ispirata da quello scrittore visionario che è stato Philip Dick, seguita dall’anthem “
Firebirds!” con un ritornello da cantare a squarciagola. Tutto all’insegna di groove ed energia, anche quando il ritmo diventa più sornione e bluesy, vedi “
A quick death in Texas” e “
Decapitation blues” che profumano di liquore sudista.
Sicuramente protagonista la voce di
Fallon, diventato nel tempo un’ugola rock potente e personale, ma tutta la band è in forma smagliante e con la voglia di picchiare duro. “
Sucker for the witch” e soprattutto “
Noble savage” hanno un cipiglio motorheadiano che raramente avevamo udito in passato.
Ma troviamo ancora un paio di colpi ad effetto: la solennità di “
Our lady of electric light” ed il lento drammatico e sofferto “
Son of Virginia”, in chiusura di un disco che si fa ascoltare e riascoltare senza perdere mai un briciolo d’impatto.
Il quartetto del Maryland, dopo anni di onorata carriera, raggiunge il top della sua produzione e meriterebbe tutta l’attenzione che viene invece riservata a formazioni assai meno ispirate, ma più “pompate” a livello mediatico.
Per il sottoscritto, album più intrigante del 2015.
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