"The Art to Disappear" è la quinta prova in studio dei francesi
Spektr, misterioso duo parigino, da sempre dedito a quello che mi piace definire pura alienazione musicale.
Il loro sapiente mix di industrial, noise, elettronica e feroce modern black metal, infatti, si muove, gelidamente, in direzione di un disturbante magma sonoro che altro non fa se non spingerti alla alienazione.
Il nuovo lavoro, come il precedente licenziato dalla
Agonia Records, spinge in modo particolare sulla componente elettro-noise del suono del gruppo, dando vita ad una manciata di brani asettici, "bianchi" e feroci che si abbattono senza tregua sull'ascoltatore, sia quando le chitarre di
Hth si lanciano in micidiali partiture black, sia quando sono le macchina a prendere il sopravvento grazie a spiazzanti momenti rumoristici che, a mio avviso, costituiscono il plus dell'album e, tra le altre cose, mettono in evidenza un non troppo celato amore che i Nostri devono provare per la scuola elettro industrial canadese di leggende quali Skinny Puppy o Front Line Assembly.
Appare chiaro, per quanto vi ho raccontato finora, che la musica degli
Spektr, ed il loro nuovo album in particolare, non sia particolarmente indicata per i puristi del black metal o per gli amanti del metal in generale: i francesi sono, di fatto, molto lontani da certi stilemi classici e la loro proposta, che ricordo essere solo strumentale essendo le voci relegate a sporadici samples, adatta solo a chi non si pone confini precisi nei suoi ascolti, ma fa della qualità il suo unico metro di giudizio.
Qualità, lo sottolineo, della quale
"The Art to Disappear" è pieno e della quale vi renderete immediatamente conto quando sarete spazzati via dalla futuristica furia sonora di questa devastante macchina che sono gli
Spektr.
Ancora una volta, a mio avviso, punto di riferimento per certo estremismo sonoro.
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