È evidente che ultimamente la Finlandia e il thrash metal non vanno molto d’accordo. Dopo la delusione dell’anno scorso firmata Speedtrap, speravo di potermi rifare con i
Lost Society, ma purtroppo così non è stato. Eppure non stiamo certo parlando di esordienti alle prime armi.
Giunti ormai al terzo album, incredibilmente tutti e tre licenziati dalla
Nuclear Blast, i quattro ragazzotti di Jyväskylä non riescono proprio a decollare, nonostante appaia evidente che ce la mettono proprio tutta. Ciononostante, dopo un esordio molto acerbo a cui è seguito un secondo lavoro appena sufficiente, continuano a non riuscire ad emergere dal calderone thrash metal.
La loro proposta non colpisce, si assesta per lo più su mid tempo banali e ripetitivi, e solo raramente riescono a proporre qualcosa di interessante, come nel caso delle più veloci “
Mad torture”, “
Rage me up” e “
Hangover activator”. Se ad una proposta non entusiasmante aggiungiamo poi la voce sfiatata e poco incisiva del singer
Samy Elbanna, la frittata è definitivamente fatta.
La cosa che lascia più interdetti, come già accennato, è che queste incertezze e questa pochezza compositiva potremmo aspettarcela da un gruppo all’esordio, di certo non da una band giunta alla terza prova in studio, e appare ancora più strano come possa la
Nuclear Blast non accorgersi del flop che ha sotto contratto ormai dal 2013.
Come purtroppo spesso accade ultimamente il packaging è accattivante, la produzione è bombastica, ma alla fine viene a mancare proprio la materia prima, e cioè l’aspetto compositivo. “
Braindead” è un album che vi scivolerà addosso senza lasciarvi neanche un graffio, e questo, se permettete, a un disco thrash non posso farlo passare liscio…
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