A
Rick Springfield evidentemente piace mettermi in difficoltà. Nel recente passato avevo cercato di persuadere i
gloriosi lettori di questa
webzine che la sua musica non era un esclusivo articolo da nostalgici e che poteva soddisfare egregiamente le esigenze d’intrattenimento del pubblico del terzo millennio e lui cosa fa? Mi sforna un album, questo “
Rocket science” impregnato di sonorità
country, un genere dai caratteri non esattamente “rivoluzionari”.
Ora il “difficile” è convincere chi non conosce la tempra dell’esperto australiano (i suoi estimatori sanno bene che pure le sonorità più tradizionali nelle sue mani possono assumere un’eccezionale
verve espressiva …) dell’assoluta “freschezza” di tredici nuove composizioni che sfruttano le peculiarità tipiche del
roots-rock e le impastano con un approccio melodico istantaneo e brioso, arrivando a conquistare irrimediabilmente i sensi dell’astante già al primo contatto.
Una scelta stilistica per certi versi un po’ “azzardata” e che però, d’altro canto, potrebbe finire per attrarre qualche
fan dell'
indie-folk e del
new-country, oppure magari l’
audience dell’ultimo
Kid Rock, ma lasciatemi anche dire che
Springfield sotterra sotto cumuli di classe e di attitudine genuina la pantomima inscenata dall’ex
rapper di Detroit.
Indipendentemente da ogni accessoria valutazione di
target, quello che resta è un disco di grande valore, scritto in collaborazione con
Matt Bissonette (bassista per
David Lee Roth,
Joe Satriani,
Elton John, …) e fatto di
anthem solari e irresistibili ("
Light this party up"), di melodie velate di malinconia (la splendida “
Down” e la delizia acustica “
Found”), di potenziali
hit radiofonici (“
That one”, "
The best damn thing”, “
Pay it forward” "
Crowded solitude” e l’intensa "
We connect”, in cui viene recuperato lo spirito dell’eccellente “
Songs for the end of the world”), di vibranti infusioni
blues (“
Miss Mayhem”) e d’intriganti miscele
pop-celtic-rock (“
All hands on deck”), da ascoltare e riascoltare senza remore, ricevendone sempre dosi imponenti di appagamento
cardio-uditivo.
Rick Springfield si conferma ancora una volta un artista poliedrico, motivato e intraprendente, illuminato da un talento enorme e da una capacità comunicativa rara, che non accennano ad affievolirsi nemmeno dopo tanti anni di onorata carriera … in una parola un “Grande”, che merita tutta la vostra attenzione e i vostri sudati risparmi.
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