Non Opus Dei - Sem Al Diavol Va Porti Al Mal

Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:53 min.
Etichetta:Metal Fortress
Distribuzione:Metal Fortress

Tracklist

  1. ABOUT THE BATTLE
  2. WODAN ID EST FUROR
  3. SLAVA TEHORTU
  4. SATAN'S BARD
  5. SATANIK STATEMENT ON GOOD AND EVIL
  6. VEXILLA REGIS PRODEUNT INFERNI
  7. ARS DIAVOLI

Line up

  • Klimorh: guitar, vocals
  • Sarkueil: bass
  • Alex: drums

Voto medio utenti

Secondo album per i Non Opus Dei, formazione polacca appartenente al filone black metal, genere ancora relativamente florido nei paesi est-europei.
Stilisticamente il trio cerca di amalgamare classici elementi black con atmosfere epiche ed evocative e principalmente con richiami alle tradizioni popolari slave, sia a livello musicale che concettuale. Una miscela che presenta aspetti stimolanti, pur se non viene completata fino in fondo in quanto il gruppo tende quasi sempre a tenere separate le varie componenti, utilizzandole di volta in volta a seconda dei brani.
Così troviamo che l'iniziale "About the battle" è una buona cavalcata epico-marziale dal tiro severo e potente che ricalca certe cose dei Bathory, mentre la seguente "Wodan id est furor" insieme alla nera e violenta "Satanik statement.." rappresentano il lato black metal più canonico della band, ed ancora "Satan's bard" modifica leggermente le cadenze passando ai temi lenti e sulfurei del black-doom, offrendo un panorama già abbastanza eterogeneo della proposta Non Opus Dei. Ma c'è ancora modo di variare completamente registro grazie alla strana parentesi etno-acustica "Slava tehortu", che inserisce strumenti ed atmosfere folk in ambito sinistro e maligno, e soprattutto con l'ottima e raggelante "Vexilla regis.." la quale nella prima parte esibisce influenze tribali mischiate all'impatto black e nella seconda esplode in un deragliamento lancinante tra violini stridenti e declamazioni sataniche, risultando il brano che meglio degli altri riesce a collegare le varie influenze della band polacca.
E' possibile che i blacksters più integralisti non siano entusiasti di questo lavoro e dei suoi tentativi di contaminazione, anche se neppure tali soluzioni siano ormai particolarmente originali o innovative. Resta comunque un discreto album, che sarebbe diventato eccellente se i Non Opus Dei avessero approfondito ed ampliato il discorso etno-black, certamente interessante. Invece il trio si è fermato a metà strada, un piede nella sperimentazione ed uno nella tradizione, come testimoniano l'artwork minaccioso pieno di pentacoli, teschi, catene, chiodi, coltelli e pistole, ed ovviamente i testi (quasi tutti in polacco, ma con traduzione... nda) interamente dedicati a lodare Satana ed i suoi demoniaci comandamenti.
Comunque la sensazione è di un gruppo che può crescere ancora.

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