Il pagan folk black metal in Germania è un genere molto diffuso, con decine di gruppi, più o meno validi, che lo declinano in tutte le salse e le soluzioni.
A questa pletora di band potete aggiungere, da oggi, anche gli
Angur i quali, a discapito di un monicker che, almeno in italiano, "suona" piuttosto bruttino, ci offrono invece una proposta di discreto livello che rispecchia fedelissimamente i canoni del genere all'interno del quale si inserisce.
Certo, un EP di 4 brani, come il qui presente
"Ego", dischetto che segue a quattro anni di distanza l'esordio
"Hôrt mîn sagen", difficilmente può risultare esaustivo per valutare le potenzialità di una band (almeno per chi, come me, non conosce il lavoro precedente), ma l'alternanza di oscura feralità nordica e momenti dall'antico gusto folk, riprodotti con strumenti "tradizionali" come flauto e ghironda, l'intreccio di melodia ed aggressività ed in genere tutte le componenti della proposta, sono assemblati con intelligenza e padronanza della materia tanto che, se gli
Angur non possono certamente definirsi originali possono, invece, essere classificati come validi interpreti di un genere che, soprattutto in terra crucca, ha i suoi numerosi e fedeli seguaci.
"Ego", per quanto vi ho raccontato fino ad ora, è dunque un buon modo per ingannare il tempo in attesa che i Nostri rilascino un nuovo album di lunga durata: non aspettatevi chissà quale magia, ma, di certo, un interessante lavoro dal forte spirito romantico che appagherà la vostra sete di oscurità ed epicità
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