Gli
Hacktivist sono una band britannica che, folgorata sulla via di Damasco, nota strada scandinava che porta ai
Meshuggah, si mette a suonare copiando pari pari il loro riffing, ma infettandolo con un approccio alternativo, con strofe rappate alla
Rage Against The Machine e qualche urlaccio hardcore.
Nel premettere che questo tipo di musica mi piace, e che, nonostante tutto, ci sono alcuni pezzi che mi garbano parecchio, come ad esempio “
Taken”, non si può non sottolineare come il tentativo di creare qualcosa che sia al tempo stesso innovativo e piacevole sia malriuscito o comunque non riuscito pienamente.
Certo, scegliere dei punti di riferimento e di paragone così alti non aiuta, anche perché poi alla fine dei conti quello che manca a questo disco è, tra le altre cose, intensità e densità di suono, laddove i numi tutelari da questo punto di vista erano eccelsi.
Non nego che questo “
Outside The Box” qualche cuore lo spezzerà, nel senso che qualcuno si lascerà pure affascinare dalla loro proposta, da una “
No Way Back” oppure da una “
False Idols”, ma se si tratta di spendere dei soldi allora la questione cambia radicalmente.
Gli
Hacktivist sono una band che riesce nel poco commendevole risultato di riuscire derivativa pur fondendo insieme due band che c’entrano tra loro come i cavoli a merenda.
Ciò perché non hanno ancora compreso che per essere originali bisogna anzitutto essere personali, avere personalità. Decisamente rimandati.
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