“Ah, gli XXYYZZ non sono più come una volta..perchè non tornano a fare quel bel ZZYYXX degli esordi?”Prendere XXYYZZ e sostituitelo con una band random che ha cambiato stile, sostituite ZZYYXX con un genere random e avrete una delle frasi più pronunciate dal metallaro, io in primis. Quante volte l’abbiamo detta o sentita dire?
“Ah, i Sonata Arctica non sono più come una volta..perchè non tornano a fare power”?
Ecco, questa frase qualcuno di noi (io in primis) l’avrà detta riferendosi ai Linkin Park. Non dite di no, chiunque sia stato un fan della prima ora della band di Los Angeles si è lamentato in questi anni della deriva elettronica di Chester Bennington e soci, che ormai da un paio di lustri ha abbandonato il rap-metal/nu delle origini per dedicarsi alla musica giovane che piace ai giovani di oggi. Con risultati eccellenti in fatto di vendite ma disastrosi dal punto di vista musicale.
Bene: i
From Ashes to New, giovane band proveniente dalla Pennsylvania, se lo devono essere ripetuti talmente tante volte che a un certo punto si son detti “Ma vaffanculo, facciamolo noi!”. E il qui presente “
Day One” è proprio il risultato di questi pensieri, un disco che pesca a piene mani dalla prima parte di carriera dei Linkin Park sotto tutti i punti di vista, dalla musica alla voce, passando per l’approccio schifosamente radio-friendly, fattore che ne ha decretato il successo a livello di "internet-phenomenon" ancora prima che buttassero fuori il primo EP.
Bello? Sì, il “problema” è che i 5 giovanotti di Lancaster hanno incorporato nel loro sound anche quell’elettronica tanto vituperata, peraltro in maniera pesante. Troppo pesante. Pesantissima. Prendete “Farther from Home” ad esempio, esempio lampante.
Il che a volte funziona, va detto, perché l’elettronica introdotta dai From Ashes to New non è buttata lì a casaccio ma s’interseca bene al metal, non sovrastandolo quasi mai ma affiancandosi e appoggiandolo in soluzioni intriganti, in quel connubio elegante di metal e dubstep già proposto ad esempio dai Korn. Il fatto è che “Day One” è un album che strizza eccessivamente l’occhio alle radio, a MTV e a quel popolo di 14enni in piena crisi ormonale che sbavano dietro ai Bring Me the Horizon e fanno file chilometriche attorno all’Alcatraz. Col risultato di appesantire l’ascolto di un disco che, preso a piccole dosi, potrebbe anche funzionare, perché la qualità e le capacità tecniche sono innegabili.
Insomma, “
Day One” è un album che funziona e raggiunge pienamente l’obiettivo che si pone, ovvero attirare un pubblico eterogeneo come quello dei metallari di primo pelo e quello degli amanti dell’elettronica. E’ un prodotto studiato e poco istintivo, senza dubbio, ma funziona e la classifica Billboard è lì a dimostrarlo. L’equilibrio tra questi due fattori sarebbe un’indubbia sufficienza..se non fosse che a me, della parte commerciale, frega poco.
From Ashes To New, grow a pair of your own and try again.
Quoth the Raven, Nevermore..
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