Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:39 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. BRACE YOURSELF
  2. A SIMPLE LIE
  3. WRONG
  4. THE PUSH
  5. HYDRA
  6. ACID ON SKIN
  7. TRUTH SERUM
  8. MACHINAL
  9. ALARMISTS

Line up

  • Janne Aulavuori: guitars
  • Antti Honka: drums
  • Maarik Leppä: bass
  • Mikko Merilinna: guitars, keys
  • Riku Rinta-Seppälä: vocals, electronics

Voto medio utenti

Cosa mi ha fatto avvicinare a questa band? Il monicker Khroma, che mi ha ricordato la Fiat a metano (sempre in panne) acquistata da mio padre quando io ero poco più di un bambino, "nostalgia canaglia"... Tornando seri, i finlandesi propongono un alternative metal molto eterogeneo fatto di elettronica (tanta), concessioni al metalcore e qualche altra influenza, purtroppo, sempre solo accennata. Quest'ultimo aspetto inciderà parecchio sulla valutazione finale, ma andiamo con ordine.

"Stasis" si apre con "Brace Yourself" un assalto metalcore con qualche accenno dosato di elettronica e prosegue con "A Simple Lie", che nulla toglie e nulla aggiunge (se non un incipit di vaga memoria "The Resistance"). Meglio la successiva "Wrong", il lento del lotto, che per la prima (e unica volta) ci presenta le voci pulite, guidate da un azzeccato groove di drum-machine. "The Push" sa ancora di già sentito e lo stesso discorso vale per "Hydra", nonostante le buone premesse iniziali. "Acid On Skin" è un riuscito brano electro-doom che rimanda ai Black Sabbath ma in versione core. "Truth Serum" ha qualcosa degli Slipknot mentre "Machinal", molto ben arrangiata, strizza l'occhio alla musica djent. "Alarmists" ha tutte le carte in regola per essere il pezzone: intro atmosferico e ben architettato (ci ho sentito i Genesis di "Mama"), elettronica più pronunciata ma non invadente, belle dinamiche ma un finale da denuncia della serie "dai gente, chiudiamola qui prima che si faccia troppo tardi che a casa mamma e papà mi aspettano".

L'impressione generale è che le buone idee (che non mancano, anzi abbondano) da una parte non vengano sviluppate a dovere (un po' di questo, un po' di quell'altro, ecc.) e dall'altra tendano a essere oscurate da cose meno interessanti e più monotone che conducono l'ascoltatore alla fine del (breve) full-length in maniera piuttosto faticosa. Più che sufficiente, considerando anche la buona produzione, ma si può sicuramente fare meglio.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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