Dopo il fiasco totale, commerciale ed artistico, che gli
Hellyeah hanno raccolto con i primi due deludentissimi album usciti per la major Epic, ovvero l'omonimo ed il successivo "
Stampede", i nostri dal terzo lavoro "
Band of Brothers", peraltro il primo uscito proprio per la loro label attuale
Eleven Seven, hanno tentato lentamente di rimettersi in carreggiata, cambiando sia lineup sia dando una raddrizzata al songwriting, limando via via la componente southern ed introducendo sempre più elementi modernisti ma aggressivi che hanno svecchiato il sound degli Hellyeah, rendendoli però in questo modo sempre più simili agli ultimi
Machine Head o ai
Disturbed, in ogni caso in piena linea con l'ormai penultimo disco, la vera svolta degli Hellyeah, che con questo "
Unden!able" ci consegnano senza dubbio il loro disco più metal, aggressivo e tirato della loro discografia.
Questo è senz'altro un pregio e finalmente al quinto tentativo e dopo quasi 10 anni di carriera posso trovare un senso all'esistenza di una band come gli Hellyeah, che se non fosse per la presenza di
Vinnie Paul e
Chad Gray non avrebbero trovato posto nemmeno alla festa di fine anno del West Beverly Hills High con Brandon e Dylan a fare da direttori artistici.
Niente da strapparsi i capelli, ma indubbiamente brani come "
Scratch a Lie" sono di quelli costruiti con ingegno e savoir-faire, che istintivamente trascinano a scapocciare o a gettarsi nel mosh, sebbene a me 'sto vizio del cantato stile rap metal che Gray si porta dietro da sempre coi suoi Mudvayne proprio non riesca ad andare giù; e sì che nella melodica cover di
Phil Collins "
I Don't Care Anymore" riesce quasi a sembrare un cantante vero, perlomeno in studio.
Stesso dicasi per "
Be Unden!able", fatta di stop&go continui, cori aggressivi e ritmati fino all'ossessione, con un Paul in gran spolvero ed il resto della band che, specie a livello di sezione ritmica, fa un gran lavoro, enfatizzato da una produzione sì grassa ma che rimane nei limiti della decenza, senza andare a coprire il tutto, così come il groove che è ovviamente onnipresente nei 13 brani di "Unden!able" ma che deo gratias è solo una componente e non il protagonista principale.
L'eccessiva durata, qualche lieve passo falso, talvolta nell'alternative seattliano, talvolta nel nu metal, talvolta nell'autoreferenzialismo panteriano (la conclusiva "
Grave" è un copia incolla di "
Mouth for war") non screditano un lavoro che obiettivamente - benchè il sottoscritto non sia propriamente un amante di queste sonorità, tutt'altro - stavolta è davvero ben riuscito ed è indubbiamente il migliore della discografia degli
Hellyeah.
Persino il singolone "
Human", costruito ad arte per risultare il più commerciale possibile senza che l'ascoltatore medio riesca a percepirlo e lo senta come "heavy" e basta, è perfettamente equilibrato, ritmato, falsamente aggressivo ma trascinante: roba che funziona, roba che viene apprezzata. Tuttavia sappiate che le cose migliori di questo lavoro sono da tutt'altra parte, tipo le sopracitate o le conclusive "
Startariot" e "
Love Falls".
Insomma, dopo cinque dischi gliel'abbiamo fatta va', alleluja.