Come tutti quelli che hanno trascorso ore liete con la musica dei Georgia Satellites, veterani dell’
hard n’ southern n’ blues n’ roll, non posso che accogliere con simpatia e istintiva benevolenza i
The Bullhounds, una sorta di “nuova incarnazione” di quella
band, coagulatasi attorno alla figura carismatica di
Rick Richards, ormai non più costretto a condividere la
leadership con
Dan Baird, storico
vocalist (e chitarrista) dei
Satelliti americani, impegnato in una proficua carriera solista.
“
To rock & to serve”, il secondo
album (dopo che il primo “
Protector” è sorprendentemente arrivato al quarto posto delle classifiche … danesi!) dei nostri è alla prova dei fatti esattamente ciò che ci si aspetta da lui … un viscerale e coinvolgente concentrato di
roots-rock yankee, abilmente interpretato dalla voce scabra e vissuta di
Erling Daell (con un pizzico dei “mostri sacri”
Iggy Pop e
Lou Reed nell’impasto timbrico), mentre il resto del gruppo macina
riff e picchia su corde e tamburi senza preoccuparsi minimamente di questioni “futili” come originalità e innovazione.
Forse non raggiungeranno il successo di “
Keep your hands to yourself”, ma una cosa è certa … se vi piacciono le cose “semplici”, con questi “ragazzacci” del sud non rischierete di annoiarvi, e vedrete ineluttabilmente il vostro “piedino” partire in un sincopato e inconsapevole movimento, investiti al tempo stesso da un improvviso e imperioso fiotto di buonumore, segnali inequivocabili dell’efficacia
transepocale di un suono davvero immarcescibile.
"
Everybody for themselves”, "
Jack & no spare”, ”
Kickin' the can”, “
Dirty pool player” e "
Woman“ sono solo alcuni esempi di puro diletto
rock n’ rollistico all’interno di un programma capace di soddisfare, con “
Ain't easy being cool”, "
Peace of mind” (una specie d’incrocio tra Dire Straits e Tito & Tarantula) e le
best in class ”
I don't mind” e “
The easy way”, anche gli estimatori delle atmosfere più malinconiche e fumose.
Insomma, ascoltare “
To rock & to serve” equivale a respirare a pieni polmoni l’aria fresca della genuinità e della schiettezza, e in un’epoca in cui l’approccio a certe sonorità avviene spesso portandosi dietro una bella dose di manierismo, lasciatemi dire che si tratta davvero di una bella sensazione.
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