Due musicisti francesi ed uno svedese, che vivono a Londra: questi sono i
Bright Curse, buona rock band dalle influenze vintage. Uno stile fluido, che unisce componenti hard rock e vibrazioni psichedeliche dal tono gentile, zeppeliniano, come si nota nell’andamento arioso di “
Cheating pain” e “
Northern sky”, quest’ultima impreziosita dall’uso di tastiere. A tratti emerge una malinconia algida sullo stile dei Witchcraft, vedi “
Walking in a graveyard”, accentuata da una certa somiglianza timbrica tra
Romain Daut e Magnus Pelander.
C’è una rilassatezza di fondo che porta ad un impatto maggiormente avvolgente anziché aggressivo, come testimonia la lunga e sofferta conclusione di “
Earth’s last song”, carica di tensione drammatica. Le derive più stoner e bluesy sono concentrate all’inizio del disco, soprattutto nella dinamica “
Lady freedom” e nel tiro notturno e sinuoso di “
The shore”, pezzi dal sapore prettamente seventies.
Molto buona la prestazione vocale del cantante francese, ma in generale la band ottiene un risultato interessante e sufficientemente fresco e personale. Un esordio su lunga distanza che merita di essere premiato dagli appassionati del retro-rock contemporaneo.
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