Dan Reed non è stato di certo il primo a fondere il
groove della musica “nera” con la sensibilità melodica e l’incisività del
rock “bianco”, ma è innegabile che anche in periodi di pieno fervore “crossover”, il suo raffinato
funky-rock si è saputo distinguere per freschezza e classe.
Tre pregevoli lavori pubblicati sotto il nobile marchio del
Dan Reed Network sono la testimonianza più efficace di un approccio artistico sempre avvincente e coinvolgente in cui il
blend dei generi si mostra in tutta la sua coerente magnificenza, pilotato da una di quelle voci che sembrano entrare direttamente in comunicazione con l’anima dell’ascoltatore.
Ora, a distanza di venticinque anni dall’eccellente “
The heat” il cantante statunitense (nel frattempo impegnato in una proficua carriera solista) rispolvera il vecchio
monicker e lasciatemi subito dire che la scintilla scatta come ci si trovasse di nuovo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta.
A questo punto, però, un’affermazione del genere ha bisogno di un’ulteriore postilla per non correre il rischio che venga fraintesa: “
Fight another day” non è per nulla un disco “nostalgico” ed esattamente come i suoi predecessori sa gestire in maniera davvero esemplare tutti i diversi influssi stilistici che lo contraddistinguono, rendendo veramente ampio il bacino dei suoi potenziali fruitori.
Nel
Cd troverete il soffio caldo e avvolgente del
funk, il
savoir faire dell’
AOR, le pulsazioni dell’
hard e anche l’
appeal del
rock radiofonico contemporaneo, filtrati attraverso la lente di un talento innato e dominati da una laringe che non ha perso una stilla della sua magistrale capacità seduttiva.
Un’ora di sostanzioso godimento
cardio-uditivo, insomma, pieno di belle canzoni, suonate alla grande, capaci di esplorare terreni sonori multiformi e di mantenere alta la tensione emotiva anche quando alcune soluzioni espressive possono apparire a orecchie poco “allenate” vagamente stucchevoli.
E’ il caso di “
Infected”, una “roba” tra Chic (e ricordiamo che dietro la consolle di “
Slam” sedeva un certo
Nile Rodgers!),
Prince e
Seal, della simpatica digressione
reggae "
Save the world”, oppure anche del numero di
elettro-pop “
Reunite”, forse in assoluto non i momenti migliori dell’albo, eppure di certo ben lontani dal poter essere definiti fastidiosi o molesti.
Difficile, d’altro canto, rimanere impassibili di fronte al fascino palpitante di “
Divided”, alla costruzione
anthemica e all’irresistibile arrangiamento “computerizzato” di “
The brave” o ancora non subire gli effetti benevoli di una potente scarica endorfinica quando le note avvolgenti di “
Champion” conquistano il proscenio.
Le scosse tribali del breve strumentale “
Ignition” mettono in moto la
verve di “
Give it love”, la
ballad “
B there with u” conquista i sensi in maniera sinuosa e ammaliante e lo stesso si può affermare della magnetica “
Heaven”, un brano notturno ed evocativo che lascia indiscutibilmente il segno.
"
Eye of the storm” e “
Sharp turn” sanno combinare ruffianeria e slancio, mentre lo
shuffle e l’impatto armonico di “
Stand tall” lo rendono un altro frammento di spicco all’interno di un programma dall’elevato valore complessivo.
Negli ultimi tempi è stato detto e scritto spesso e tuttavia anche stavolta mi vedo “costretto” ad accogliere questo ritorno nel modo più semplice e scontato … bentornati
guys!