Se
“Who’s The Boss In The Factory” l’ho letteralmente consumato,
“In A Perfect World” mi ha lasciato indiscutibilmente più freddino (a parte l’incredibile traccia
“Can’t Take It With You” che ancora adesso ascolto molto volentieri). Quale sarà il responso per questo nuovo e atteso (almeno da parte mia) album a nome
Karmakanic?
Fughiamo subito ogni dubbio:
“DOT” è un gran bell’album di progressive rock melodico e di classe, alle mie orecchie migliore del precedente, che ha l’unico “peccato originale” nel limitato (vai a capire perché) apporto vocale di sua maestà
Göran Edman.
Sì perché diciamocelo, di gente buona a suonare è pieno il mondo (YouTube docet), di gente buona a comporre pure (ma un po’ meno), di gente buona a cantare, uomini soprattutto, non ce n’è mai abbastanza (e il buon
Göran fa sicuramente parte di questo ristretto gruppo di eletti). La formazione svedese è sempre stata al top su tutti e tre i fronti sopraccitati ma stavolta, con mio profondo disappunto, l’ugola dell’ex-frontman di
Malmsteen è stata sfruttata e valorizzata pochissimo (addirittura “messa da parte” in
“Higher Ground” e
“Traveling Minds” per lasciare spazio all’insipido
Nils Erikson).
Aspettative a parte, musicalmente parlando il full-length è davvero inattaccabile. Già dalla ciclopica
“God The Universe…” (che di fatto occupa più di mezzo CD) è impressionante il quantitativo di elementi messi coerentemente e sapientemente in campo da
Reingold e soci: sound design, heavy-prog, jazz, fusion, rock opera, break acustici, atmosfere etniche, tentazioni sinfoniche e melodie dall'appeal quasi teatrale fluiscono deliziosamente facendo perdere la cognizione del tempo.
“Higher Ground” (che non ha niente a che vedere con l’omonimo brano di
Stevie Wonder) è una mini-suite meno avventurosa e più orecchiabile arricchita da un'intrigante parte strumentale e anticipa la “poppeggiante” e quasi AOR
“Steer By The Stars”, scritta dal bassista insieme all’ex-collega dei The Tangent
Andy Tillison. In
“Traveling Minds” prevalgono le sonorità più epiche e vintage di scuola Yes e Genesis prima della chiusura lasciata alla commovente coda di
“God The Universe…”.
Il disco in sé è da 8, forse anche di più, ma ‘sta cosa di
Edman me la sono legata al dito e si riflette inevitabilmente sulla valutazione finale. Detto questo, progster di tutto il mondo, acquistate pure senza timore…
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