Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:35 min.
Etichetta:Edged Circle Productions

Tracklist

  1. LOVE ROCKET
  2. UNDERWATER PRISON
  3. TROUBLE & LUCK
  4. JOKER VS ACE
  5. WILDFIRE
  6. REPRISE
  7. DEAD MAN IN CHICAGO
  8. OUT OF REALITY
  9. SWANSONG
  10. LOOSE CANNON

Line up

  • HK Rein: vocals, guitar
  • Christer Ottesen: bass
  • Bård Heavy Nordvik: drums

Voto medio utenti

Essere “classici” senza apparire oleografici rappresenta sicuramente una sfida ardua e impegnativa e se un gruppo musicale, per il suo ingresso nella caotica scena discografica contemporanea, sceglie di percorrere questa impervia strada merita già di per sé un plauso importante.
Il “difficile”, però, è poi fare in modo che tale nobile approccio si traduca in un manufatto sonoro coinvolgente e fluido, capace di emozionare attraverso composizioni incisive e memorabili.
E allora diciamo che i norvegesi Magick Touch, all’esordio con questo “Electrick sorcery” dalla fascinosa copertina, piacciono per intenti e capacità tecniche, dimostrano di possedere pure una certa qualità nella scrittura ma allo stesso tempo non sempre riescono a mettere “a fuoco” la loro idea di hard-rock, una miscela di suoni alquanto variegati pur nella loro solida devozione tradizionalista.
Ne scaturisce un albo di discreto livello, in grado di solcare territori dinamici e ariosi (“Love rocket”, la cromata “Joker Vs Ace”, la melodica “Wildfire”), prodursi in riuscite celebrazioni Thin Lizzy-ane ("Trouble & luck”) e in efficaci variazioni sul tema (“Out of reality”, dove affiorano addirittura scorie dei monumentali Alice In Chains, la sleazySwansong” e la The Cult-eggianteLoose cannon”), il tutto, come anticipato, con un gusto artistico godibile e sempre abbastanza intrigante, nonostante qualche sfocatura espressiva.
I tre di Bergen hanno anche la cultura necessaria per trattare con temperamento il blues (“Dead man in Chicago”, una specie di Rolling Stones in versione stoner) e benché in definitiva il programma si limiti ad un solo pezzo realmente poco efficace (la cangiante e dispersiva “Underwater prison”), l’impressione globale è che la band abbia bisogno di lavorare ancora un po’ per rendere pienamente coerente e convincente la sua proposta.
Attendiamo fiduciosi …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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