Sedici anni dopo “
Brujerizmo” tornano i
Brujeria, collettivo di etnia ispanica che, partito con una verve incendiaria, si è poi perso per strada.
Il qui presente “
Pocho Aztlan” mantiene l’attitudine primigenia della band, con tutto il suo immaginario narcotrafficante proprio delle drug wars messicane, con anche un chiaro riferimento a
Pablo Escobar in “
Plata O Plomo”, ma dal punto di vista musicale il disco ha alti e bassi.
Nati come band ispirata a
Terrorizer e
Napalm Death, il sound odierno dei
Brujeria è molto più assimilabile ad un groove thrash con puntate nel death metal.
I vecchi fan sicuramente avranno una delusione, e dovranno aspettare metà disco, con “
Satongo”, per ascoltare qualcosa dei bei tempi andati.
I nuovi fan, viceversa, pur apprezzando la bravura compositiva della band, potrebbero fare paragoni con quello che c’è oggi in giro sul mercato, ed ecco che “
Pocho Aztlan” mostra la corda, rientrando nel calderone di “disco discreto o poco più”.
La presenza di
Shane Embury e
Jeff Walker non fornisce quel quid in più, se si eccettua “
Culpan La Mujer”, che offre una prova corale degna di nota.
Chiude il disco “
California Uber Aztlan” cover dei
Dead Kennedys, assolutamente non paragonabile all’originale, e dove la band non si premura nemmeno di offrire un minimo di personalizzazione, a parte i grugniti del cantante.
Come già accennato questo disco ha alti e bassi e non convince fino in fondo nonostante il mestiere della band.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?