Si può costruire un'intera carriera musicale cercando di assomigliare a qualcun altro? Non stiamo parlando di
Madonna e di
Cindy Lauper ma dei
Pineapple Thief, che dal 1999 ricalcano piuttosto fedelmente le orme dei connazionali Porcupine Tree. Dagli esordi dalle tinte psichedeliche alle recenti evoluzioni più mainstream i nostri possono giustificare la propria presenza sul mercato discografico odierno grazie al fatto che il quintetto di
Steven Wilson, di fatto, non esiste più e la sua carriera solista ha preso una strada tutto sommato diversa.
Lo so, le premesse non sono delle migliori, ma la verità è che questo (breve)
"Your Wilderness" non è male. La band, ormai ridotta a trio, ha ingaggiato
Gavin Harrison (
e te pareva, ndr) per suonare la batteria e ha prodotto un lavoro di piacevole pop progressivo, pacato ma elegante, che non disdegna incursioni in altri territori più o meno vicini. Le più tradizionali
"In Exile" e
"Where We Stood" convivono con momenti di ispirazione post (
"Tear You Up"), atmosfere alternative (
"Take Your Shot"), concessioni ambient (
"That Shore") e sonorità rétro (il clarinetto di
"Fend For Yourself", suonato dal membro dei Supertramp
John Helliwell). La lunga e dilatata
"The Final Thing On My Mind" fa un po' storia a sé: ipnotica all'inizio, approda in lidi meno ansiogeni un po' tardi, con una coda a mio avviso lunga.
La buona produzione e la coerenza della proposta, lungi dal voler essere particolarmente originale o elaborata, rendono questo lavoro un ascolto non fondamentale ma sicuramente godibile per gli appassionati dei Porcupine Tree dei tempi che furono.
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