Copertina 10

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:53 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. WITH THIS HEART
  2. VISIBILITY ZERO
  3. THE UNSUNG HEROES
  4. RHYTHM IN THE SPIRIT
  5. REFUGEE
  6. THE VOYAGE OF EIGHT EIGHTEEN
  7. CAMOUFLAGE
  8. SUMMER
  9. CROWDED ISOLATION
  10. SECTION 60

Line up

  • Phil Ehart: drums
  • Billy Greer: bass, vocals
  • David Manion: piano, keyboards, organ, sound design
  • Ronnie Platt: lead vocals, piano
  • David Ragsdale: violin, vocals
  • Zak Rizvi: electric guitar, vocals
  • Richard Williams: electric guitar, acoustic guitar

Voto medio utenti

Ci sono band in grado di emozionare, a prescindere dalla qualità “oggettiva” della musica. Non voglio banalizzare, ma ancora adesso, quando ascolto gli 883 degli anni d’oro, mi viene da canticchiare testi ridicoli (che per motivi a me ignoti, conosco a memoria) battendo a tempo il piedino (46 pianta larga, ndr).

Per quanto mi riguarda, i Kansas (lungi da me volerli paragonare a Max Pezzali e Mauro Repetto), appartengono a questo (non nutritissimo) manipolo di band in grado di “trasmettere qualcosa”, sempre e comunque. A tutto ciò aggiungiamo pure che, se parliamo di qualità “oggettiva”, con i Kansas siamo in una botte di ferro…

Mai avrei pensato di avere l’onore (e l’onere) di recensire un nuovo disco di questa meravigliosa e unica formazione progressiva americana, ma eccoci al cospetto dell’inatteso “The Prelude Implicit”.

Dei membri storici sono rimasti solo il chitarrista Richard Williams e il batterista Phil Ehart ed è inutile nascondere che la mancanza di Steve Walsh e Kerry Livgren (rispettivamente cantante/tastierista e chitarrista/autore principale degli album più amati degli americani) potrebbe creare imbarazzanti paralleli con il glorioso passato del combo, ma sono lieto di comunicarvi che questo album commuove dalla prima all’ultima nota.

L'apertura è affidata a "With This Heart", brano AOR dalle tinte sinfoniche con un bel break strumentale del violino. "Visibility Zero" gioca sul contrasto tra parti strumentali heavy e linee vocali ultra melodiche, mentre in "The Unsung Heores" si percepiscono echi di "Hold On", anche se complessivamente l'incedere è più vicino a certe cose dei Journey. "Rhythm In The Spirit" è dinamica ed elaborata, tra voci filtrate e spunti elettronici, ma suona Kansas al 100%. "Refugee" vorrebbe essere una nuova "Dust In The Wind", piacevole ma non interessantissima, e prelude alla magica "The Voyage Of Eight Eighteen", traccia lunga ed epicheggiante che rimanda ai fasti di "Song For America". "Camouflage" si contamina di hard rock (gli incastri ritmici/melodici mi hanno ricordato i Whitesnake di "Judgement Day") mentre "Summer" alterna melodie alla Toto a peripezie strumentali a dir poco funamboliche. "Crowded Isolation" è una traccia semplice con un bel tiro, melodie efficacissime e un bel solo di synth a impreziosire il tutto. La band ci saluta con un delizioso brano strumentale dalle tinte cinematografiche intitolato "Section 60", letteralmente da pelle d'oca.

Il voto è simbolico, giusto (almeno credo) riconoscimento di una carriera invidiabile. La classe non ha età. Grazie ai Kansas per avercelo ricordato ancora una volta.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 set 2016 alle 12:51

No problem, Gabriè :)

Inserito il 24 set 2016 alle 09:01

gravissimo errore frutto di un copia incolla sbagliato.. grazie per la segnalazione!

Inserito il 24 set 2016 alle 08:49

E Richard Williams non è un membro storico? RIP

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