La biografia dei
Dead Of Night sa un po’ di soap-opera: gente che va, gente che viene, chi se la sente, chi no (parteggio per questa fazione), con il solo fondatore
Carl Eden convito al 100% della bontà del suo progetto.
Si tratta, tanto per cambiare, di heavy/power metal sinfonico “female-fronted” (questa volta curiosamente proveniente dal Regno Unito) che ha nei Nightwish più “ruspanti” del primo periodo (
“Angels Fall First” e
“Oceanborn”) le principali influenze. Se vi state chiedendo se ci troviamo di fronte a un disco che “sa di vecchio”, la risposta, ahimè, è senza dubbio affermativa.
“The Dead Shall Rise Again” è la riregistrazione (neanche meravigliosa, soprattutto per il mix parecchio confuso) dell’esordio
“The Dead Shall Rise” dell’anno scorso a opera della nuova lineup (che per la cronaca è già cambiata ancora) ed è un buon concentrato di tutti i cliché tipici del genere: momenti inutilmente concitati (
“Touched By The Hand Of God”), concessioni Eighties (
“Black Lace And Roses”), elettronica a casaccio (
“Gabriel’s Hounds”), ritornelli zuccherosi (
“As I Am Now…”), atmosfere disneyane (
“Never Liked It”) e via dicendo.
Qualcosina di buono c’è, come l’ostinato pianistico di
“Riding Into Hell" o il piglio teatrale di
“A Devil’s Fairground Ride”, ma poca roba spalmata in un’oretta di musica. Paradossalmente, tra le cose più interessanti, c’è l’arrangiamento acustico di
“Highwayman” (raramente un acustico batte l’originale, eppure ascoltate e fatemi sapere cosa ne pensate).
La sufficienza c’è perché le composizioni, per quanto banalotte, “funzionano” e la voce di
Briony Featon mi ha davvero colpito, ricordandomi a tratti l’indimenticata
Lana Lane (e non la solita clone di
Tarja). Sarei davvero stupito di vedere un’altra uscita marchiata
Dead Of Night ma chissà, la vita è piena di sorprese…
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