Una volta tanto, partiamo dalla fine.
"Forsaken" è un disco inattaccabile da molti punti di vista: le composizioni sono ben congeniate, gli arrangiamenti lasciano il giusto spazio a tutti, l'esecuzione è perfetta (come già evidenziato da Pippo prima di me,
Francesco Mattei si conferma un chitarrista coi controfiocchi), la produzione è al top (immagino, a orecchio, a cura di
Simone Mularoni).
L'appunto che però mi sento di fare è relativo all'originalità, bistrattata da alcuni (
"eh ma non sono più quelli di una volta") e agognata da altri (
"sì però tutti uguali i loro dischi"). Personalmente credo che esista una buona via di mezzo che, in questo caso specifico, non sono riuscito a cogliere o ad apprezzare.
Il concept, basato sulla teoria delle cinque fasi dell'elaborazione del lutto di
Elisabeth Kübler-Ross e dedicato alla memoria di una giovane ragazza (di cui non sappiamo il nome) scomparsa per colpa di un cancro molto aggressivo, è già spigoloso di per sé, e certe sfumature elettro-sinfoniche (come nel caso delle brevi
"Lost" o
"Isolate") ben si sposano con le atmosfere cupe dei temi trattati.
Le canzoni vere e proprie, però, a me ricordano troppo i
Symphony X in tutte le loro evoluzioni (
"Shock" è più vicina all'ultimo periodo di
Romeo e soci,
"Denial" e
"Hatred" hanno alcune affinità con i brani di
"The Divine Wings Of Tragedy"). Le sorprese non sono tante (penso a
"[W]hole" che ha qualcosa degli Haken, al buon duetto
"When Everything Falls" che profuma di rock opera o all'ottima
"Archangel", una specie di
"summa" dei
Noveria a base di influenze Eighties, elettronica, metal
tout-court e tratti sinfonici), e probabilmente non è nemmeno nelle intenzioni della formazione italiana voler stupire a tutti i costi.
Se siete fan delle band sopraccitate aggiungete pure un punto alla valutazione finale. Per quanto mi riguarda siamo al cospetto di un buon disco power-prog e niente più.
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